Regia di Otto Brower vedi scheda film
Che brutta gatta da pelare l'indagine su un omicidio alla soglia delle elezioni e con i giornalisti tra i piedi.
E' uno di quei film piccoli, nella durata e nelle dimensioni produttive, ma ai quali non manca niente e dove tutto fila liscio. La trama è ben architettata e la narrazione è condotta doverosamente dal regista. Il ritmo è sostenuto e l'azione non conosce un attimo di pausa. Gli attori fanno tutti il loro dovere. Fondamentalmente è un noir poliziesco, con una pennellata di commedia e una di romanticismo, che però non stonano.
Come in moltissimi film dell'epoca, viene puntato il dito sulla voracità della stampa, sempre affamata di scandali e di notizie scottanti, o rese tali da qualche ritocco alla verità. Gli stessi giornalisti sono poi manovrati da qualche criminale incravattato, che intende sfruttare un fattaccio qualunque, o qualche caso costruito a tavolino per influire sul risultato delle imminenti elezioni.
Come si farà spesso in molte serie televisive successive, come Colombo e Derrick, si ravvisa anche qui l'idea che l'omicidio è sempre omicidio, ma la vittima in fondo se l'era andata a cercare.
E' una pellicola popolata da nomi poco noti, davanti e dietro la macchina da presa, che pertanto fa capire come non sempre tutti i film dimenticati siano effettivamente da dimenticare.
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