Regia di Shinobu Yaguchi vedi scheda film
Survival Family è un film giapponese del 2017, scritto e diretto da Shinobu Yaguchi.
Sinossi: I Suzuki sono una tipica famiglia giapponese screanzata e piena di problemi.
Il padre è un impiegato zelante dedito alla causa aziendale, la madre è una casalinga impegnata in mille faccende domestiche ed infine troviamo i due figli adolescenti, insolenti e menefreghisti. Fin qui nulla di nuovo, peccato però che improvvisamente in tutto il Giappone si verifica un corto circuito devastante della rete elettrica, mandando k.o qualsiasi apparecchio elettronico, dallo smartphone alla batteria della macchina.
La crisi è senza precedenti ed il ritorno normalità è pura utopia; la sopravvivenza diventa l’unica ragione di vita…
Survival Family è una tragicommedia a sfondo post-apocalittico realizzata con arguzia e mestiere dal navigato Shinobu Yaguchi, autore di apprezzate commedie dall’ormai lontano 1990 (Rain Woman).
Le sue opere sono spesso improntate su di un gruppo di persone comuni, le quali dovranno unire le forze e provare a superare svariati ostacoli e alla fine tutti soggetti, non con poca fatica, riusciranno a raggiungere il proprio scopo.
Il medesimo schema è essenzialmente riproposto in Survival Family tuttavia il lavoro del regista è molto più complesso del previsto; il film potremmo quasi interpretarlo come un’intelligente manifestazione di una paura comune di fronte ad un problema per nulla fantascientifico. Il regista richiama difatti il disastro dell’11 Marzo del 2011, quando in prossimità della regione del Tohoku si verifica un tremendo terremoto e tsunami tale da provocare oltre 15000 vittime. L’eco apocalittico arriva addirittura fino a Tokyo, causando un’improvvisa interruzione dei trasporti pubblici con lo stupore della popolazione che da quel giorno inizia a ragionare criticamente sulla reale stabilità dell’ordine sociale.
Survival Family presenta una peculiare architettura narrativa in continuo divenire.
Le prime sequenze dell’opera sono dedicate ad un’analisi critica con piglio sarcastico alla tipica famigliagiapponese, estremamente disfunzionale.
Il quadro famigliare messo in scena da Shinobu Yaguchi è alquanto preoccupante; il regista si focalizza su di una classica cena in famiglia, momento che dovrebbe riunire il nucleo domestico ma non è assolutamente così. Il padre mangia da solo sul divano impegnato a guardare la tv e fregandosene degli altri, la figlia si scalda un cibo precotto e mangia sola, la madre è intenta a cucinare del pesce fresco che nessuno mangerà mentre il figlio rientra con un hamburger tra le mani e fila dritto in camera sua, senza degnarsi di un salutare.
Una figura paterna assente e menefreghista e dedita solo al lavoro, figli insolenti, madre succube dei suoi doveri coniugali, netto divario generazionale fra genitori e figli ed incomunicabilità sono problemi concreti affrontati non soltanto dalla famiglia Suzuki, bensì da milioni di giapponesi e la cinematografia nipponica lo evidenzia frequentemente.
Dopo questo incipit poco edificante, Shinobu Yaguchi con un approccio estremamente personale si addentra nei meandri del filone post-apocalittico effettuando una vera e propria cronistoria del disastro, scegliendo come punto di vista la famiglia Suzuki e mostrandoci la loro reazione all’evoluzione della situazione -giorno per giorno- senza rinunciare a quello sguardo sociale, chiaramente emerso nei primi minuti.
Passano i giorni ed aumentano le difficoltà di sopravvivenza, aggiunte anche ad un conseguente incremento della cattiveria e disumanità dell’uomo che tocca vette dolenti; agghiacciante la scena in cui una famiglia in fretta e furia abbandona il proprio appartamento cittadino (probabilmente dirigendosi in campagna) rinchiudendo in casa il proprio cane e condannandolo ad una morte atroce.
Dopo neppure due settimane dall’inizio della crisi, la popolazione giapponese sembra essere al collasso; le città sono deserte e le persone disposte a tutto pur di ottenere una bottiglietta d’acqua. Il regista approfitta del contesto per effettuare una decisa critica al consumismo e materialismo sfrenato, evidenziando come dinanzi a certe situazioni di emergenza il denaro perde qualsiasi valore al punto che una ciotola di riso non può essere barattata con una Maserati.
In precedenza si accennava ad una particolare architettura narrativa ed infatti il film presto si trasforma in un road movie realistico ed avvincente con i protagonisti che da Tokyo decidono di avventurarsi verso Kagoshima (detta la “Napoli Giapponese”) dove si trova un loro parente, esperto pescatore. Durante il viaggio si delineano tanti parametri tipici del genere dall’incontro con soggetti stravaganti al superamento di vari ostacoli, detto questo l’obiettivo del regista è ricordare allo spettatore quanto sia importante riscoprire un certo senso di comunità edumanità; a proposito il finale lo conferma molto bene, certo forse è troppo buonista ma in linea con la poetica del suo autore.
Survival Family si distingue altresì per una regia caratteristica.
Subito dopo le immagini da cartolina (splendide panoramiche dall’altro) con cui si apre il film, Shinobu Yaguchi opta per uno stile semi-documentarista girando quasi esclusivamente con una macchina a mano che segue imperterrita i nostri protagonisti affrontare mille peripezie. Il regista inoltre dimostra molta abilità sia nel gestire una folla considerevole di persone in ambienti urbani (inizio film, quando scoppia il caos) sia scene dove la presenza umana è pressoché nulla, esaltando invece paesaggi naturali semplici ma mozzafiato accantonando -a volte- la macchina a spalla a favore di suggestivi campi lunghi.
Survival Family è film davvero interessante; una tragicommedia post-apocalittica atipica, in grado di ragionare su alcuni aspetti della società contemporanea con sguardo critico ma allo stesso tempo ottimista ed ironico.
Voto: 7.5
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