Regia di Hiromasa Yonebayashi vedi scheda film
"Ghibliani" e non solo, a rapporto!
Il nuovo film di Hiromasa Yonebayashi è prima di tutto un grande omaggio al suo mentore Hayao Miyazaki. Detto questo, lo spirito che si respira nel lungometraggio, seppur ai limiti del plagio verso quello fantastico e suggestivo del Maestro, si presenta con una vena autoriale leggermente diversa. Il regista nipponico non è sicuro se abbia ancora raggiunto la maturità artistica, tuttavia Mary e il fiore della strega racconta una storia che, nel suo essere messa in scena in modo pesantemente citazionistico verso l'universo miyazakiano, delinea una struttura narrativa avvincente. Il soggetto è del romanzo di Mary Stewart intitolato La piccola scopa.
Da tempo aspettavo che quest'opera arrivasse nelle sale italiane, poiché già un anno fa avevo scritto - per chi se lo ricorda - un breve post riguardo lo Studio Ponoc e cosa esso rappresentava per l'animazione giapponese. Dopo aver visionato il film, posso dire che l'appellativo "il nuovo Studio Ghibli" potrebbe essere una valida risposta. Dall'animazione, al design fino ad arrivare alle vere e proprie atmosfere che circondano il film dall'inizio alla conclusione, l'ombra del Ghibli è molto presente, anche perché a creare il film sono perlopiù ex dipendenti dell'azienda di Suzuki.
Mary e il fiore della strega non è al livello dell'opera che per me rimane tutt'ora la migliore di Yonebayashi, ovvero il discreto Quando c'era Marnie. Ciò non vuol dire che sia un film completamente inutile. Ho trovato molto piacevole tutto lo svolgimento del lungometraggio, che sviluppa un intreccio semplicemente partendo dalla fantasia di una bambina annoiata. Tutta la parte fantasy dell'opera può essere senza dubbio interpretata in quanto tale, senza che molta "sospensione dell'incredulità" venga adottata per la visione. Alcuni personaggi sono caratterizzati in modo piuttosto abbozzato, altri, invece, sono descritti con sfumature caratteriali convincenti: la protagonista, insicura, goffa, con dei complessi dovuti ai suoi capelli rossi e crespi; la sua prozia, dall'animo buono, risoluta, apprensiva ma non per questo ansiosa; il guardiano delle scope, l'unico personaggio, probabilmente dovuto al fatto che è parte del mondo magico da tempo immemore, che semplicemente se ne frega di tutto ciò che accade durante gli scontri tra Mary e gli antagonisti del film. Tutto l'apparato tecnico dell'opera è di alto livello, come era ovvio aspettarsi. Sia i fondali che la fotografia donano alle sequenze aeree dinamicità notevole. Il character design di Yonebayashi è lo stesso dei suoi film precedenti: pulito, leggermente caricaturale, molto fine e grazioso nel tratto. Le musiche di Takatsugu Muramatsu mi hanno stupito. L'uso di quello che credo sia un armonium come strumento principale della colonna sonora è fantastico, trasporta lo spettatore nella dimensione onirica di Mary con melodie davvero affascinanti.
Siamo in Inghilterra, terra ancora praticamente inesplorata dai (ex) membri del Ghibli. I paesaggi rurali sono completamente diversi da quelli giapponesi o fantastici che per anni siamo stati abituati a vedere. I colori sono più scuri, il verde è tendente al muschio, la nebbia è molto presente, i paesaggi si presentano meno rigogliosi, più spogli e per niente selvaggi. Le tonalità dei colori nel mondo fantasmatico di Mary rimandano invece, assieme ad alcune strutture presenti all'interno dell'Università di Endor, a Il castello errante di Howl. Il fatto che la bambina sia da sola e lasciata quasi completamente a se stessa richiama Chihiro. Il gatto e la scopa richiamano chiaramente Kiki. Il grande albero Il castello nel cielo e Totoro. Alcuni ibridi mostruosi e creature magiche nemiche richiamano invece Ponyo sulla scogliera e sempre Howl. Il classico "potere incontrollabile" proprio di decine di universi fantasy è invece l'ennesimo Tetsuo Shima pronto ad esplodere. L'unico rimando outsider al mondo di Miyazaki.
Insomma, come avevo già scritto, Mary e il fiore della strega - consciamente - si presenta come una grande ovazione più che un lungometraggio originale e perciò non posso considerarlo un lavoro complessivamente sufficiente. Il racconto lo rende un film godibile sia per i bambini, che vedranno e vivranno una storia alla loro portata anche come tematiche, sia per gli adulti, che potranno scorgere significati assai ben studiati e che puntano, alla fine, ad un solo ed enorme significato: la noia. Mary e il fiore della strega non parla dell'amicizia, del coraggio, dell'amore o della giustizia e nemmeno della questione superficiale del film, ovvero "la normalità rende magici, la magia non rende migliori"; è un film sulla maledetta, asfisiante, morbosamente debilitante noia.
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