Regia di Michael Sarne vedi scheda film
Credo che la risonanza mediatica che ebbe sul finire degli anni '60 Il caso Myra Breckridge di Gore Vidal (il romanzo),sia stata straordinaria e penetrante, e si accentuò notevolmente quando si diffuse la notizia di una sua trasposizione cinematografica.
Divenne infatti (soprattutto in relazione alla particolarità del soggetto) l'argomento del giorno a Hollywood e non solo (suscitando scalpori un pò pruriginosi e illazioni che poi risultarono in gran parte infondate sulla scelta del nome dell'interprete).
La rivista Time, dedicando una cover story a Raquel Welch (che poi risultò essere l'attrice effettivamente designata al ruolo) scrisse: Dai tempi di "Cleopatra" nessun film ha suscitato tanti pettegolezzi, speculazioni, attese e guerriglie, come la trascrizione cinematografica del romanzo di Gore Vidal", ma aveva già in precedenza ipotizzato con altri articoli, "che la Fox avesse sottoposto a provino per la parte del (o della) protagonista addirittura ben otto veri travestiti".
In effetti, la sceneggiatura era stata riscritta ben quattro volte (troppo scottante la tematica per trovare il giusto "equilibrio"?, attrici di straordinario levatura e importanza come Anne Bancroft ed Elizabeth Taylor erano state prima interpellate e poi scartate per la parte dell'androgino che partendo dalla mecca del cinema, promuove la sua campagna contro il sesso forte.
Sembrava dunque che potesse diventare il film dell'anno, anche se poi le cose andarono invece in maniera molto diversa, e le ragioni furono molteplici : col senno di poi forse l'errore più grave fu quello di affidare la regia a un nome sconosciuto come quello di Michael Sarne e di non aver coinvolto Vidal per la stesura della sceneggiatura che risultò davvero troppo pasticciata (e infatti Vidal disconobbe il film).
Per quanto mi riguarda poi,, anche la scelta della Welch per un ruolo "che avrebbe dovuto fare dell'attrice una nuova Marilyn Monroe", fu abbastanza discutibile e non solo per la sua troppo univoca "procacita al femminile", ma per i problemi che si crearono sul set con la sua presenza.
La Welch entrò infatti prima in conflitto con l'ottuagenaria Mae West che aveva una parte rilevante nella pellicola, e poi tutte e due si coalizzarono contro il regista dichiarandogli "guerra aperta"..
Ne scaturì di conseguenza un film sconnesso e costosissimo, che conteneva solo gli scampoli dell'umorismo graffiante e un pò snobistico di Vidal.
Il flop fu di conseguenza clamoroso, ma anche un pò troppo categorico e inappellabile. Rivedendolo oggi, ci troviamo di fronte a un risultato troppo caotico per essere davvero accettabile, ma emerge anche l'audacia dell'ambizione di raccontare una condizione in assoluto anticipo sui tempi. E'è soprattutto irrisolto nel finale però e questo ha un peso on indifferente, visto che anche, e l'ironia dissacrante che dovrebbe sorreggere il racconto non sempre funziona a dovere.
Che cosa rimane allora al di là della straordinaria efficacia di alcuni numeri musicali ultra-camp interpretati dalla West? Credo soprattutto le immagini divistiche (che sono poi quelle che colpiscono di più) tratte dai film che crearono il mito di Hollywood: decine e decine di apparizioni che vanno da Marlene Dietrich a Carmen Miranda, da Shirley Temple a Alice Faye, da Glenn Mille a Stanlio e Ollio e a tanti altri felticci della nostalgia.
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