Regia di Sebastián Lelio vedi scheda film
Dopo la trascinante Gloria, il regista cileno Sebastian Lelio torna a raffigurarci un intenso personaggio "femminile". Quando la potente ed inflessibile natura soccombe di fronte dell'orgoglio e alla forza del sentimento.
CINEMA OLTRECONFINE
Marina è una cameriera transessuale dotata di una voce eccezionale che la vede coinvolta da protagonista in spettacoli musicali più disparati, spaziando con disinvoltura dall'opera al piano bar.
Da qualche tempo vive con l'anziano editore di nome Orlando, di vent'anni più anziano, dunque vicino ai 60, che per "lei" ha abbandonato gli affetti familiari originari e vive quel rapporto con l'intensità e la Potenza di una nuova vita
Il giorno in cui l'uomo muore in poco tempo ed improvvisamente a seguito di un aneurisma, è Marina che lo soccorre, nottetempo, dal letto che li accoglieva dormienti ed affiatati, fino a ritrovarlo insanguinato in fondo alle scale ove l'uomo è rovinato accidentalmente.
Poi, una volta avvisati i familiari stretti, sono costoro che prendono il sopravvento in breve tempo sulla situazione, finendo con l'estromettere, anzi quasi cacciare in malo modo, la sensibile compagna del defunto, ufficialmente un'estranea. Rea di infangare il buon nome della famiglia.
Un bel ritorno quello di Sebastian Lelio, a quattro anni ormai dal celebrato e sensibile Gloria.
Un film, questo suo ultimo, ancora incentrato su una figura potente e caratterialmente orgogliosa, pur anch'essa nella pudica riservatezza che la contraddistingue. Una figura potente e femminile, nonostante tutto. Lelio sottolinea sin dal titolo la rivendicazione orgogliosa dell'essere donna, anche quando la prassi burocratica è ancora ben lontana dal suffragare tale legittimo sentimento e condizione interiori, e quando la situazione fisica si può per il momento solo definire come in corso di completamento.
"La donna fantastica" è una melodrammatica storia d'amore che descrive un calvario di umiliazioni che affliggono una vittima solo apparentemente indifesa. La vicenda è in grado, con sapiente coerenza, di giostrarsi su più registri narrativi, spaziando dal dramma romantico allo studio psicologico, sbilanciandosi pure sul cote' giallo, quando indizi, macchinazioni e scellerate supposizioni gettano dubbi infamanti sulla morte per cause naturali dell'anziano amante affettuoso.
Ed affossando responsabilità infamanti sulla innocente e sincera protagonista.
Importante, anzi fondamentale per la riuscita dall'opera, che ricorda la celebrazione di certe indimenticabili valorose, e funestate dagli eventi, eroine almodovariane, la presenza di una protagonista, Daniela Varga, che ben conosce e vive, almeno a livello fisico (è realmente un transessuale), i disagi della sua fiera alter-ego cinematografica, eroina dolente e dignitosa che sa guardare oltre l'umiliazione e gli oltraggi ricevuti dai prepotenti ed ingordi familiari in malafede del caro estinto, salvaguardando dignità ed ostentando una legittima e disinteressata vocazione al martirio terreno che la rende una eroina iconica degna di essere ricordata e celebrata.
Alcune magnifiche e per nulla casuali situazioni e scene rendono speciale la pellicola: tra queste ricordo quella della protagonista per strada che procede controvento, inclinandosi oltre ogni naturale principio di gravità, o come quando, sempre all'aperto, la ragazza si vede riflessa in uno specchio che ne distorce e deforma i tratti, circostanza similare a quanto le anche quando, in discoteca, alcuni giochi di specchi finiscono per demoltiplicarne l'immagine, replicandola e rivendicandola con prepotenza come donna e femmina. Intanto, la grande Aretha canta, con molta pertinenza, la sua solenne e dolorosa "You make me feel (like a natural woman)".
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