Regia di Sally Potter vedi scheda film
Ha un solo pregio The party, il film di Sally Potter, già regista di Orlando, Lezioni di tango e L'uomo che pianse: quello di avvalersi delle notevolissima fotografia in bianco e nero di Aleksei Rodionov. Già, perché nemmeno i 70 minuti secchi di durata sono una qualità, giacche in questa occasione sembrano durare un'eternità. The party ("la festa", ma anche "il partito") è uno di quei film di palmare impianto teatrale rispetto al quale il confronto con opere quali Il fascino discreto della borghesia, Trappola mortale, Carnage, Cena tra amici o Perfetti sconosciuti appare persino irriverente. Nel film della Potter non c'è alcuna capacità di scrittura, i personaggi sono bipedi ridotti a macchiette, i dialoghi financo imbarazzanti e la tensione posticcia. Quanto al plot, gratta gratta si tratta di una banale questione di corna: in occasione della promozione a ministro del governo ombra della padrona di casa (Scoitt-Thomas) vengono invitati nella sua abitazione londinese un'amica acida con il suo compagno tedesco dai modi da santone (Ganz), una coppia di lesbiche e un giovane promoter finanziario (Murphy). Non si arriverà neppure agli antipasti, perché dalla doppia confessione del padrone di casa (Spall) parte un crescendo di smascheramenti che conduce a un vero psicodramma. Accumulando banalità su banalità, senza la benché minima capacità di essere corrosivo, il film della Potter spinge sul pedale del grottesco con risultati imbarazzanti, sprecando un cast stellare nel quale Bruno Ganz sta comunque una spanna su tutti gli altri.
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