Regia di Ildiko Enyedi vedi scheda film
FESTIVAL DI BERLINO 2017 – ORSO D’ORO / CINEMA OLTRECONFINE
In una foresta innevata due cervi, un maschio ed una femmina, vivono placidamente in coppia come in una simbiosi estatica.
Un’altra sequenza ci catapulta in ben altro ambiente: un mattatoio ove sono appena arrivate delle mucche, pronte ad essere terminate, sezionate e la carne destinata alla lavorazione.
Il padrone dell’azienda, Endre, è un uomo solitario affetto da una paresi laterale che ne blocca l’utilizzo di un arto superiore. Un giorno arriva in ditta una ragazza, Maria, addetta al controllo di qualità.
Operazione di routine, che tuttavia la ragazza dimostra di svolgere con molto rigore, anzi fin con eccessiva severità nel classificare tassativamente come qualità media, capi di bestiame a detta di tutti di alto standing; il suo fare guardingo, diffidente, come di colei che non intende dare confidenza a nessun dipendente, nemmeno nel luogo di incontro rappresentato dalla mensa, la espongono ad episodi di collettiva derisione che vengono notati dal capo: che in tal modo comincia ad interessarsi a lei.
Quando i due scopriranno di essere accomunati dallo stesso ricorrente sogno che li avvolge quasi ogni notte – quello della coppia di cervi nel bosco innevato – ecco che tra i due nasce quasi come un dovere morale quello di cercare di vincere la timidezza ed iniziare a frequentarsi. Fino a scoprire, quando ormai sembra troppo tarsi, di non poter fare più a meno una dell’altro; e viceversa.
Per la regia della cineasta ungherese Ildikò Enyedi, già promettente Camerà d’Or a Cannes ’88 con Il mio XX secolo, On body and soul, premiato a sorpresa col riconoscimento più ambito alla Berlinale 2017, mette già dal titolo in evidenza come sia difficile coniugare le esigenze dell’animo con quelle più epidermiche, rendendo talvolta un’attrazione di per sé caratterialmente perfetta, di fatto tecnicamente ostacolata da ritrosie e problematiche emotive che ne ostacolano il regolare manifestarsi.
Il film - spesso emozionante nel suo evolversi per gradi, nell’ambivalenza contraddittoria ma singolare, e scenicamente molto forte, che si crea tra la visione paradisiaca dell’amore libero tra due animali selvatici in un contesto quasi irreale ma perfetto, e lo stato drammatico, viziato ed imbarbarito rappresentato emblematicamente dalle vacche mute e rassegnate, destinate al sacrificio nel mattatoio - segue tutte le fasi del corteggiamento, timido e spesso impacciato, di un uomo insicuro reso ancor più incerto dai tentennamenti della fragilità del suo corpo parzialmente infermo dalla malattia, nei confronti di una giovane altrettanto riservata e, almeno apparentemente, impermeabile alle lusinghe e alle attenzioni dell’altro sesso: ma che poi scopre, finalmente, ai limiti del tempo massimo concessole, la via per poter allontanare per sempre quel sogno inevitabilmente premonitore, a favore di una vita vissuta con più compiutezza e determinazione, consapevole finalmente delle esigenze, solo ora divenute impellenti, dettate dalla propria ritrovata fisicità.
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