Regia di Richard Loncraine vedi scheda film
Torino Film Festival 35 - Festa Mobile.
«Aver paura di vivere é qualcosa di diverso dall'aver paura di morire».
La vita mette sempre alla prova. Anche quando pensiamo di aver superato l'ultimo ostacolo, può sopraggiungere un imprevisto che obbliga a mettersi nuovamente in gioco. Fortunatamente, non é mai troppo tardi per chiudere con il passato e abbracciare un presente tutto da modellare, ma che può (ri)accendere l'interesse per quanto ci circonda e aprire nuovi orizzonti.
Proprio quando é convinta di aver scollinato e di poter pensare solo a godersi la routine da moglie, madre e nonna, Sandra (Imelda Staunton) scopre che suo marito intrattiene una relazione extraconiugale di lungo corso. Sconvolta, raggiunge sua sorella Bif (Celia Imrie), uno spirito anticonvenzionale che la sprona ad aprirsi a nuovi interessi, a imparare ad attingere da abitudini da sempre relegate in disparte.
Proprio nell'attività ricreativa in una scuola di ballo, conosce Charlie (Timothy Spall), un uomo che ha già imparato sulla propria pelle cosa significhi soffrire.
Ricomincio da me é una dramedy innaffiata di riti british che nella gioia, così come nel dolore, ha sempre ben chiaro - anche troppo - in che direzione andare. D'altronde, da qualunque prospettiva lo si osservi, assume i connotati di un epigono di tanto cinema già visto, soprattutto nelle ultime stagioni. La terza età é (giustamente) diventata uno spazio quanto mai attivo, i patimenti affettivi sono sempre dietro l'angolo, dopo un iniziale principio di repulsione i poli opposti sono destinati ad attrarsi e il ballo è un toccasana naturale, per il fisico ma anche per l'umore.
Più in generale, Richard Loncraine - che lungo il crinale degli affetti lunghi una vita intera, aveva ottenuto ben altri risultati con Ruth & Alex - L'amore cerca casa - abusa di luoghi comuni, che trovano la peggiore espressione nella trasferta a Roma. La città eterna è fotografata con un approccio televisivo, con annesso tutto ciò che un pubblico internazionale si aspetta di trovare: un po' di italiano rimasticato, qualche scorcio artistico e soprattutto grandi - e ripetute - abbuffate.
Inoltre, se le note spaziano dalle più leggere a quelle più dolorose sempre con garbo, Ricomincio da me non risparmia proprio nulla, aggirandosi costantemente nel campo del tendenzioso fino ad addentrarsi nel ricattatorio quando aggiunge una malattia - la seconda del pacchetto - del tutto superflua, inutile se non per far lievitare il consumo di fazzoletti di carta.
Una scelta che punta sull'ammasso indistinto e polifonico, circoscrivendo quello humour tipicamente britannico che, abbinato a tre protagonisti - l'aristocratica Imelda Staunton, l'irriverente Celia Imrie e il segnato ma vitale Timothy Spall - sigillo di garanzia, che da solo sarebbe bastato e avanzato per descrivere un gradevole ritorno alla vita.
Invece, il desiderio di conglomerare il più ampio spettro emotivo, non va di pari passo con l'armonizzazione, di suo modesta, l'antifona é chiara in largo anticipo e tutta la parte finale, nel maldestro tentativo di chiudere tutte le fessure aperte, diventa incredibilmente farraginosa.
Rimane il mestiere, con poche rilegature di pregio (interpreti e umorismo), una carovana di good feelings e qualche puntata troppo superficiale per passare inosservata.
Quando portare la nave in porto, pare essere l'unica preoccupazione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta