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The end? L'inferno fuori

Regia di Daniele Misischia vedi scheda film

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La recensione su The end? L'inferno fuori

di mck
5 stelle

Rigenerazione o degenerazione di un genere? 'Na via di mezzo.

 

L’ora di punta del mattino ha divorato il mondo.

 


Note positive, ovvero: “Ho fame! Fame, fame fame! Muoio di fame!”
- Nel primo quarto o financo terzo di film, la gestione dello spazio oltre la stretta finestra verticale venutasi a creare dalla parziale apertura delle porte scorrevoli dell'ascensore: alla MdP il direttore della fotografia Angelo Sorrentino e come secondo operatore lo stesso co-sceneggiatore [con Cristiano Ciccotti, già al lavoro col creatore di "the End? - l'Inferno Fuori" (aka/già "In un Giorno la Fine": titolo più poetico, altrettanto perentorio, ma paradossalmente meno preciso e più fuorviante) per "InSide" e "Panopticon"] e semi-esordiente regista (una decennale carriera alle spalle di cortometraggi, segmenti ed episodi di film corali, web-serie e lungometraggi semi-underground) Daniele Misischia.
- Idea non nuova, ma ben realizzata: i volti degli infetti famelici e rabbiosi uccisi che la morte rende nuovamente umani.
- La sveglia e l'avviso di chiamata dello smartphone che hanno la stessa suoneria...

 


Note neutre, ovvero: “Vieni al sodo con 'ste uova!”
- La complessivamente buona prova (che rimane quasi sempre in carreggiata, tranne, ad esempio, durante la conversazione descritta più avanti/sotto: ma quelle linee di dialogo manderebbero fuori strada quasi chiunque) di Alessandro “Dandi” Roja (che nel finale ha un "che" del Tony Montana di Al Pacino nello "Scarface" di De Palma: sarà per come porta la giacca...), ossia la versione romana di Giampaolo “Coliandro” Morelli, e viceversa (docet: si consideri il lodevole “Song'e Napule” dei Manetti Bros., che qui producono con Rai Cinema - che distribuisce con 01 - e la Regione Lazio).
- Montaggio: Federico Maneschi. Musiche: Isac Roitn. Effetti speciali: Simone Silvestri. E, purtroppo a latere, Carolina Crescentini, per forza di cose e per cause di forza maggiore, sempre fuori campo.
- L'entrata in scena di prede e predatori: una messa in scena più canonica rispetto a tutta la precedente attesa fino ad allora disattesa.
- Bella Roma: non è certo Ubaldo Ragona / Sidney Salkow (o Antonioni) e tanto meno George Romero e nemmeno Danny Boyle, ma in zona “la Nuit a Dévoré le Monde” quasi ci siamo, eh. Ovviamente è tanto superfluo quanto d'obbligo citare "Zora la Vampira" e "Paura", per l'horror, e "Piano 17", per la questioncina ascensore..., dei fratelli Manetti.

 


Note negative, ovvero: “Chi séëêëèi? Nóôõööõôòhhh!”
- Tutta la parte centrale costituita dalla conversazione a distanza fra il protagonista e il poliziotto (Claudio Camilli, già collaborante a vario titolo con Misischia per “Anna: the Movie” - con Arianna Bonardi, poi al lavoro col regista per “Matildà: con l'Accento sulla A” - e “InSide”): non dico raggiunga le vette sublimi dei sopra e qui di seguito permalinkati “Alex l'Ariete”, “In the Market” e “Parentesi Tonde” (esplicitamente e consapevolmente citato e "omaggiato" per mezzo di una memorabile, agghiacciante freddura: probabilmente è quello ad aver scatenato, pure retroattivamente, l'apocalisse...), ma insomma... Quasi.
- Una percentuale non indifferente dell'intero minutaggio/metraggio dell'opera filmica è costituita da una sola inquadratura ricorrente (messa lì ogni tot direi... “Alla cane! Cane, cane, cane! Cazzo di cane!”, così, tanto per ricordarci che sì, il set è un ascensore), questa:


Rigenerazione o degenerazione di un genere? 'Na via di mezzo.

* * ¾ - 5½  

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