Regia di Daniele Misischia vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - RIFLESSI
Una giornata da resa dei conti, quella che si prefigura per il manager Claudio, che, scortato nella sua lussuosa auto aziendale, si accinge a raggiungere la sede di lavoro, tra mille telfonate di segretarie e sottoposti, volti ad affrontare nel migliore dei modi un impegno di acquisizione societaria che dovrà saper condurre in modo impeccabile.
Salendo in ascensore, rimane bloccato tra il seso ed il settimo piano per un guasto. Infuriato con la ditta di assistenza che tergiversa nel dargli assistenza e liberarlo, l'uomo ha modo di vivere indirettamente gli effetti tragici che una sorta di epidemia arreca sulla popolazione di Roma, proprio nel momento in cui lui è imprigionato tra quattro lamiere del suo montascale.
Un orda di zombie invae la capitale, e lo scenario che l'uomo ha modo di intravedere tra le notizie che capta attraverso il cellulare, appare come un incubo a cielo aperto.
Con la porta semi aperta, ma bloccato all'interno, Claudio dovrà affrontare l'ira di quelle cose impazzite che assumono le senbianze dei suoi ormai ex colleghi: sia quelli a cui avrebbe volentieri fatto del male, sia quelli di cui mai gli avrebbe importato entrare in contatto, lui dirigente rampante, onorato e servito da un nucleo di paggi obbedienti e servizievoli su cui ora non può proprio più contare.
Dalla Manetti's factory - un mome, una garanzia, specie quando si affronta il genere - il regista (esordiente?) Daniele Misischia firma un piccolo horror gustoso che non rinuncia ad ogni clichè del caso (ma qui può permetterselo), e possiede una carica ironica che, specie nella prima parte, diverte e appassiona.
certo i 98 minuti di durata, ricondotti ad 80 avrebbero a mio avviso giovato alla pellicola quanto a ritmo e a capacità d'intrattenimento, ed un certo sforzo a mantenere o addirittura accentuare l'umorismo nero o tratto ironico-pulp, he dir si voglia, avrebbe reso il film un piccolo gioiellino.
Le situazioni di base ricordano Piano 17, uno dei punti forte della filmografia dei Manetti: una unità di luogo che risulta vincente, grazie anche ad una scenografia che riesce a creare inquietudine con poco, e ad una regia che studia bene le posizioni di ripresa e i movimenti di macchina, sfruttando al meglio i limiti angusti dello spazio poco più che vitale.
Inoltre certe vedute apocalittiche di Roma capitale sono davvero un toccasana, in quel finale sin troppo rimandato, ma che si apre al mondo con una certa coerenza e strategico stacco da una unità di luogo tirata fin troppo per le lunghe.
Alla fine, dopo le delusioni italiane qui alla Festa romana, il film più piccolo ed innocuo, escluso dalla selezione ufficiale e reintrodotto dalla finestra di una rassegna, Riflessi, un pò senza vera giustificazione, la vince sugli altri (pochi) titoli di casa nostra, assai più altisonanti... e deludenti.
Bella performance del sempre un pò trasognato Alessandro Roja, mentre la Crescentini, qui guest-star di fatto invisibile, purtroppo possiamo solo sentirla al telefono.
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