Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film
Ufficioso remake (per metà tempo e nel pirotecnico finale) di Suspiria, vietato ai maggiori di 14 anni e giunto -ahinoi- in realizzazione fuori tempo massimo. Lungo il buio corridoio... si nasconde solo una inconcludente sceneggiatura. Le presenze spettrali non hanno mai, prima d'ora, fatto meno paura di così.
La complicata, per quanto piccola, Elizabeth (AnnaSophia Robb) per essersi macchiata di pesanti reati (furto e incendio doloso) si trova di fronte ad un bivio: il carcere o l'accesso ad un istituto correttivo di nome Blackwood. La scelta, in verità forzata dalla madre e dal patrigno, la vede finire ben presto di fronte a Madame Duret (Uma Thurman), severa direttrice del collegio. Assieme a lei, altre quattro problematiche adolescenti, destinate a manifestare -inspiegabilmente e all'improvviso - eccellenze in varie discipline: dalla musica alla poesia, dalla matematica alla pittura.
"A volte quando la porta dell'altro lato è aperta, è difficile controllare cosa entra." (Madame Duret)
Dall'omonimo romanzo Down a dark hall di Lois Duncan, che si presume dunque essere altrettanto confuso, ecco l'ennesima inguardabile produzione americana, con regia assegnata all'anonimo e poco ispirato cineasta spagnolo Rodrigo Cortés, il cui capolavoro ad oggi -ed è tutto dire- è l'altrettanto brutto Buried (2010). Qui, in particolar modo nella dilungata e rilassata prima parte e nelle bruttissime pirotecniche scene finali, il film ripercorre banalmente, senza mai sfiorarne minimamente il risultato, Suspiria di Dario Argento. Ma centrare la narrazione sulle immancabili adolescenti frustrate (in tal caso non più delle madri) e farne protagonista l'antipaticissima Elizabeth (merito dell'affine -per recitazione- protagonista) rende il tutto indigesto sin dalle prime sequenze.
Pure la fotocopia di Madame Blanch (Joan Bannet nel film di Argento) ovvero l'altrove brava Uma Thurman, qui offre una interpretazione evidentemente retorica e caricaturale del personaggio. Aggiungiamo che gli effetti speciali tardano ad entrare in scena e, quando accade (i corvi contro la vetrata) la CGI avvilisce il già abbattuto stato d'animo dello spettatore. Siamo a circa metà dell'opera, e dopo avere più volte lottato contro l'impulso di premere il tasto stop, ci si sorprende di fronte ad una sceneggiatura -frutto di autori a cui va nostro consiglio di cambiare mestiere- che sprofonda il film al livello "under quattordici".
Ecco dunque una brutta copia (non autorizzata, né dichiarata ma ufficiosa) di Suspiria ma non solo: tutta la carovana più caciarona in stile Giovani streghe viene esplicitata nel trambusto del prefinale (temporale, lampi, mancanza di elettricità, fuoco, presenze -troppo corporee- dall'Aldilà) con la chiara intenzione di nascondere il vuoto che sta dietro a questa inutile operazione cinematografica. Che, diciamolo chiaramente, ben al di là della lacrimuccia strappata in chiusa, appare anche offensiva alla onestà di un pubblico che si appresta a prenderne visione trovandolo magari, impropriamente, catalogato nel genere horror.
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