Regia di Jack Clayton vedi scheda film
Su una sceneggiatura che vede anche la partecipazione di Truman Capote, è l'adattamento per il cinema più celebre del classico dell'orrore letterario "Il giro di vite" di Henry James: una governante dovrà prendersi cura di due bambini, assunta dallo zio, dato che i ragazzi sono orfani. I segnali di qualcosa di strano cominciano abbastanza presto, e con terrore la donna scoprirà che nel passato recente i due fanciulli sono stati coinvolti in cose poco chiare, e morbose, dal giardiniere della villa e dalla governante presente prima di lei, morti entrambi in circostanze oscure. Ma resta la loro presenza, e il mistero rischia di travolgere tutti. Scandita con eleganza e inesorabile circolarità, la trama avvince, in una storia fatta di molte sensazioni e radi fatti concreti, ma che appunto a livello psicologico, come l'antica letteratura orrorifica, si lavora chi ne fruisce, in questo caso lo spettatore, con efficacia, senza ricorrere a troppi artifici. Dall'incipit drammaticissimo, con due mani di donna congiunte in preghiera ed il suono del suo pianto, mescolato ad una nenia inquietante, Clayton dirige bene un film che lascia il segno: una grande Deborah Kerr, che considerava questa interpretazione come la sua migliore, accompagna chi vede il film in una progressiva discesa nella follia, e la cosa che incide più a fondo nella visione, è la sensazione di contagiosa morbosità, l'affondare in una sorta di sabbia mobile sordida, la corruzione dell'innocenza fatta tutta di accenni e allusioni, che disturba. Tra l'altro, da buon film europeo, "Suspense" non ha la necessità di imporre un finale edificante, e si chiude, anzi, con una nota grave ulteriore.
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