Regia di Jack Clayton vedi scheda film
Il secondo lungometraggio di Jack Clayton, The Innocents, è un notevole adattamento (pare il migliore finora tra quelli per il grande e il piccolo schermo) del noto e incredibile racconto Il giro di vite di Henry James, per l'occasione steso in sceneggiatura da Truman Capote e William Archibald.
Il film di Clayton rende davvero in modo rispettoso l'atmosfera ambigua del racconto senza forzature e con i mezzi raffinatissimi a disposizione, ossia una fotografia di Freddie Francis ammaliante, un bianco e nero lucido e soffuso, quando serve, tramite impalpabili e ben calibrate dissolvenze e profondità di campo, sensibilissimo agli effetti della luce; una cura delle scenografie, dei costumi e dell'oggettistica assolutamente consapevole eppure non invadente; uno stuolo di attori eccezionali per ogni ruolo; una regia saggia, accorta e decisa. C'è infatti una attenzione per dettagli che possono apparire secondari, ma che sono invece simbolici con discrezione: momenti come quello del ragno che esce dalla bocca di una piccola statua in giardino, osservato dagli occhi inquieti di Miss Giddens (D. Kerr) poco prima che appaia la sagoma di Peter Quint (Peter Wyngarde) sulla torre, o quando Flora (P. Franklin) guarda con soddisfazione un altro ragno che divora una farfalla, sono sintomatici di qualcosa che si insinua nella tranquillità e nell'apparente innocenza. In particolare il secondo caso fa già intravedere il carattere dei bambini, con Flora che distoglie fintamente l'attenzione dalle domande dell'istitutrice concentrandola su un particolare abbastanza insolito. Oppure ancora quando Miles si porta nel letto una colomba morta.
Proprio la concomitanza di interpretazioni ambivalenti è il fulcro della storia. Ci sono probabilmente aspetti veritieri da ogni punto di vista: Miles (M. Stephens) e Flora sono stati corrotti troppo presto e hanno imparato perfettamente la lezione dell'ipocrisia e della menzogna, mentre Miss Giddens, così preoccupata in modo bigotto ma in buona fede, proietta troppo concretamente gli orrori nascosti e le proprie paure inconscie.
Ci sono però due aspetti che si discostano dal testo di James: il primo non tiene conto del monologo ricchissimo che dà lo spessore al racconto, lasciando quindi fuori gioco molte sottigliezze descritte dalla narratrice interna; il secondo accentua, ma in modo riuscito, ciò che c'è di morboso, le allusioni sessuali tra Miles e Miss Giddens (oggi verrebbero incriminate anche nella finzione) e forse anche tra Miles e i compagni di scuola.
Brividi quando si vedono di traverso gli occhi di Flora che guardano Miss Giddens di fronte all'apparizione di Miss Jessel (Clytie Jessop) e nel finale delirante.
La musica di Georges Auric interviene quando necessario e sempre con cognizione di causa, come per es. nel commento delicato dei flauti all'apparizione delle mani giunte della Kerr. Il cinguettio degli uccelli apre e chiude mettendo in risalto sospensione, isolamente, mistero e fragilità.
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