Regia di Simone Godano vedi scheda film
Riuscita commedia dall'ottimo ritmo: divertente e ben recitata, non demerita al confronto delle medesime pellicole d'oltreoceano. Un'eccezione, o quasi, nell'attuale italietta cinematografica da troppo tempo alla deriva.
Coppia romana di quarantenni in crisi e con due figli, lui neurochirurgo ricercatore con un progetto ambizioso da far decollare e lei neo-starlette della televisione pomeridiana in stile Barbara d'Urso.
A causa di un esperimento maldestro, utilizzando uno strano macchinario che dovrebbe riuscire a far migrare ricordi da una mente all'altra, i due si scambiano l'intero bagaglio mnemonico ritrovandosi moglie con la mente del marito e viceversa.
Ciò provocherà, come è facilmente intuibile, gags divertenti come quella in cui il corpo del neochirurgo, con la sensibiltà della presentatice televisiva, si ritrova a dover assistere ad una operazione a cranio aperto oppure, viceversa, il corpo della conduttrice che si stupisce per i prodomi di un ciclo in arrivo.
La coppia Favino-Smutniak riesce nello switch trans-sessuale, idea non originalissima ricordando 'Nei panni di una bionda' di Blake Edwards, senza cadere in facili volgarità ma denotando un certo 'mestiere' che, se per Favino era scontato, non lo era per l'attrice polacca che riesce, in bravura, quasi ad emulare il collega recentemente rilanciato al grande pubblico dal successo sanremese.
Soggetto con il contagiri senza momenti di calo fisiologici ma con un buon ritmo, sceneggiatura con momenti veramente divertenti e tempi comici rispettati.
Emula il climax che riescono a creare le buone commedie americane, e si avvicina alla raffinatezza e all'arguzia di quelle francesi, le mie preferite, che poggiano su di una tradizione e un bagaglio attoriale decisamente invidiabile.
Una volta tanto bisogna tessere le lodi di una produzione italiana ben riuscita, consigliandone la visione o almeno il recupero in homevideo (si dice sempre così?), dell'opera del regista Simone Godano (per me totalmente sconosciuto) di cui ci segneremo il nome e che attenderemo al varco per la prova del nove, la più difficile per tutti i neo-registi, cioè quella del secondo film.
Plauso, onorificenze e pacca sulla spalla al fenomenale Valerio Aprea che, dopo i fasti della saga di 'Smetto quando voglio', si conferma un eccezionale caratterista con delle espressioni facciali e uno spirito 'naif' che avrebbe avuto fortuna con i grandi registi del passato come Fellini e Pasolini o tutti i maestri di genere che avrebbero fatto carte false per farlo recitare nelle loro pellicole.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta