Regia di Simone Godano vedi scheda film
Nella commedia, più che in qualunque altro genere, essendo tra gli altri quello più esplorato, c’è bisogno di osare. E non solo serve la giusta sceneggiatura ma c’è bisogno anche di un cast capace di rendere la trasformazione dello scritto in interpretazioni consone al raggiungimento della giusta attenzione da parte dello spettatore che spesso tende a distrarsi e ad annoiarsi facilmente.
Nella commedia di Simone Godano, brillantemente interpretata da Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino; nonostante alla base ci sia qualcosa di irreale (almeno per ora): una macchina capace di trasmettere il pensiero, la trama costruita intorno ad esso non risulta forzata e contiene più di un messaggio.
Si parte forse dall’incapacità che accomuna uomo e donna, di capire l’uno il punto di vista dell’altro, ma non approfondisce solo questo aspetto (pur palesandolo in varie occasioni) ma piuttosto concede la possibilità di capirsi a vicenda attraverso emozioni e sensazioni che, generate dalla mente che resta intatta, passano attraverso il corpo dell’altro, dove le menti sembrano essersi “trasferite”.
L’attenzione, così come il fascino dell’argomento, cominciano a scemare quando la spiegazione del fenomeno viene semplificata fino ad annullarne l’effetto, finendo per non credere quasi più a tutto quello che si è visto fino ad allora.
Laddove non sembra esserci morale, resta solo il piacere effimero dell’intrattenimento che comunque non eccede e resta anzi nei limiti consentiti dalla commedia italiana degli ultimi tempi.
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