Regia di Oriol Paulo vedi scheda film
Nelle tre fitte ore della notte che precede l’interrogatorio da parte dell’accusa, un giovane e brillante imprenditore spagnolo (lo interpreta l’affascinante Mario Casas), recentemente incoronato uomo dell’anno, deve cercare di scagionarsi dalla pesante accusa di essere l’assassino della sua amante segreta (la bella e lanciatissima Barbara Lennie, fantastica nell’intrigante “Magical girl” e nel malizioso “Stella cadente”, entrambi del 2014), trovata con la testa fracassata da un oggetto contundente, all’interno di una stanza chiusa ermeticamente, in un albergo in cima ad una montagna, in presenza del solo suo amante.
In quel breve lasso di tempo la sua abile platinata avvocatessa Virginia Goodman (Ana Wagener, impostatissima, non senza un affascinante carisma estrinsecato da un tailleur avvolgente e strategico e tacchi a spillo d’alta quota), che intende chiudere con quel importante caso mediatico la sua brillante carriera di penalista, necessita di essere messa a conoscenza dei fatti, anche quelli più segreti che l’uomo pare trattenere a sé.
Messo alle corde, l’uomo racconterà la sua storia, colma di ben altri particolari e crimini irrisolti, addentro ai quali si potrà delineare una tattica difensiva: oppure al contrario si potranno raccogliere gli indizi per travolgere la situazione, alla luce di una verità che nasconde davvero una storia nota solo alla coppia clandestina.
Raccontare altro rappresenterebbe un atto infingardo ed irrispettoso nei confronti di chi si appresterà a farsi prendere da una vicenda davvero incalzante, certo improbabile, ma ricca di colpi di scena e di scambi di ruolo ben orchestrati, e che il protagonista si impegna a sostenere in un ribaltamento repentino e clamoroso della propria posizione: il volto da bravo ragazzo del prestante Mario Casas, attore di riferimento degli ultimi lavori di Alex de la Iglesia, è invero piuttosto consono sia a rappresentare la fisionomia dell’onesto brillante cittadino incastrato da un tranello diabolico, sia viceversa a reggere le sorti del più diabolico ed esperto stratega dell’arte di uccidere e riuscire a scagionarsi.
La vicenda, tutta incastri e scambi di ruolo, rivissuta in flash-back ben assemblati da un regista tosto come si rivela essere Oriol Paulo, non nuovo al genere thriller ((suo pure l’intrigante El Cuerpo del 2012) in cui l’assassinata risulta quasi sempre coinvolta in prima persona, avvince più che convincere appieno e ricorda molto, per suspence e ritmo, nonché per lo stile della tosta avvocatessa chiamata a difendere il molto compromesso accusato, quell’avvincente thriller di metà anni ’80 diretto magnificamente dal compianto Richard Marquand, ovvero il Doppio Taglio con la coppia extra lusso formata dalla pur platinata Glen Close e da un giovane Jeff Bridges.
Il finale rimbomba di colpi di scena a ripetizione, come negli attimi conclusivi di una esaltata ma premeditata rappresentazione pirotecnica: ma l’ultimo tra essi è francamente davvero spiazzante, almeno dal punto di vista del davvero poco smaliziato ed un po’ ingenuo e poco fisionomista qui scrivente. Di più proprio non posso dire, salvo commettere reato grave nei confronti della intrigante ed incalzante pellicola spagnola.
Ne sapessimo fare noi altri, di pellicole action a largo consumo, di puro, sano intrattenimento come questa!!!
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