Regia di Holger Tappe vedi scheda film
Sciapa esaltazione del potere e dell’importanza degli affetti familiari condita da una bizzarra componente mostruosa
Emma, moglie e madre premurosa ma annoiata, un giorno, rendendosi conto di spendere troppo poco tempo con la propria famiglia, composta da un marito troppo assorbito dall’opprimente lavoro d’ufficio e due figli adolescenti in cerca di indipendenza e apprezzamento, decide di portare tutti ad una festa in maschera che si terrà in un locale esclusivo della città. Tuttavia, al momento di telefonare al negozio in cui acquistare i costumi, per un bizzarro scherzo del destino contatta niente meno che il conte Dracula, anche lui in cerca di svago perché oppresso da secoli di monotonia e solitudine. L’attempato vampiro si innamora perdutamente di questa donna allegra e vivace e, con l’aiuto di una strega, tenta di conquistarla, lanciando su di lei e sui suoi cari una maledizione che li intrappola nei costumi da mostri indossati per la festa
Stravagante ma non troppo originale film d’animazione di produzione tedesca, realizzato in una computer grafica nella media del genere, che si lascia guardare pur non offrendo grandi momenti di divertimento né di stupore: troppo simile a tratti nella resa e nelle situazioni alla piccola rivelazione Hotel Transylvania, ma al contempo privo di quello stesso umorismo quasi demenziale che poteva intrattenere anche i più grandi, sebbene il tentativo di catturare anche un pubblico meno puerile si nota in qualche citazione cinematografica sparsa qua e là.
L’abbondanza di comicità slapstick, apprezzabile dai più piccoli, si mescola in maniera poco omogenea ai momenti di buffo e un po’ conturbante corteggiamento portato avanti dal vampiro nei confronti della tranquilla donna di famiglia, d’altra parte si arriva perfino a momenti in cui la superiorità della natura umana viene messa in discussione a favore della maggiore libertà che deriverebbe dalla condizione mostruosa, uno spunto senz’altro audace (per quanto scontato e già visto, Shrek docet) ma che poi si perde nel finale dove ogni cosa ritorna al suo posto nel più tradizionale degli happy end.
Raffazzonato e dimenticabile.
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