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Il vedovo

Regia di Dino Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il vedovo

di zombi
10 stelle

quanti film possono vantare un finale memorabile?... non sono uno storico di cinema e nemmeno una memoria cinematografica quindi non so rispondere, però il più immediato oltre al "nobody's perfect" di billy wilder, credo sia proprio "che fa marchese.... spinge?...." di dino risi. il protagonista è alberto nardi, romano trapiantato a milano, dove ha conosciuto la milionaria elvira almiraghi e la sposa. in pochi anni però il matrimonio si trasforma in una sorta di trastullo finto auto inflitto per la donna che lo vezzeggia col celeberrimo "cretinetti" utilizzandolo come diversivo con gli amici e una gabbia dorata per lui, in cui gli è concesso tutto compreso un'amante bolognese, tranne che prestiti o soldi. alberto è uno strano incrocio tra il megalomane e l'incapace, come gli ripete sempre la consorte, che ha la capacità innata di circondarsi di altri mediocri come lui, come il fidato marchese(splendido livio lorenzon),e lo zio(nando bruno)che gli ha prestato le 700.000 lire della vendita del taxi e quindi è diventato socio di qualsiasi cosa alberto faccia. il fulcro del film è, come dice il titolo, alberto nardi. credo sarebbe risultato altrettanto incisivo come cult, se non avesse avuto personaggi così ben dipinti nella memoria comune e interpretati con altrettanta incisività dallo stuolo di supremi caratteristi come valeri, lorenzon, bruno, ruffo, primavera e marchi tra gli altri. nell'estremo tentativo di alberto di avere un prestito dalla banca senza la garanzia della moglie, sta la speranza di affrancarsi da un mondo che lo rifiuta. quando il direttore di banca gli comunica che il prestito è già stato autorizzato, alberto è felicissimo e si congratula col direttore non tanto del prestito, quanto della fiducia nei suoi confronti, salvo poi doversi tristemente ricredersi quando viene richiesta la firma della moglie(a garanzia)solo per pura formalità. alberto come l'unico ascensore venduto dalla sua fabbrica in cinque anni di attività, si schianta al suolo, per l'ennesimo difetto di errata confezione. da lì nasce l'idea di liberarsi dell'ingombrante consorte, poichè nonostante tutto alberto non vuole avere l'etichetta del mantenuto. il film è un infilata di scene memorabili e nei suoi novanta minuti si fa gustare dall'inizio alla fine senza un attimo di "tregua". si fanno particolarmente apprezzare i momenti con la valeri, in una delle sue "tipiche" caratterizzazioni, soprattutto nella scena serale alla fine delle celebrazioni per il suo "funerale", in cui si palesa alle spalle di un ignaro alberto come un film dell'orrore, con la sua entrata e camminata perfettamente coreografata per mimare una suspence che regge totalmente per coronarla con la battuta finale: "che fai cretinetti, parli da solo?". ma va sicuramente ricordato anche livio lorenzon nei panni del ragionier stucchi, da tutti chiamato "il marchese" fidato compagno di disavventure del nardi, da questi maltrattato senza pace e senza requie. come una tata amorevole lo sostiene in ogni sua operazione e decisione, e anche nei momenti di deperimento nervoso. un film che si guarda sempre volentieri, come del resto non si riesce a staccare gli occhi dalla torre velasca inaugarata giusto l'anno prima, set principe della pellicola, e di una bruttezza che gela.

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