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La terra di Dio

Regia di Francis Lee vedi scheda film

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La recensione su La terra di Dio

di ilpanda
9 stelle

Johnny si trova ad affrontare praticamente da solo la gestione di una fattoria sperduta nel Nord dell’Inghilterra. E’ un gran lavoratore, freddo e distaccato nei rapporti con gli altri; si intuisce che non ha amici né un legame affettivo, e il suo unico svago è ubriacarsi da solo al pub la sera dopo una lunga giornata di lavoro. Il padre lo controlla, ma, malandato e non in buona salute non è più in grado di lavorare. La nonna prende la decisione di chiedere aiuto per alcuni giorni, durante il periodo dei parti delle pecore, ad un ragazzo. Si presenta un rumeno, abile e con un’esperienza profonda alle spalle, che è in grado di aiutare Johnny nel lavoro e ad instaurare con lui un rapporto prima di affetto, e poi anche di amore.

 

Scrivo questa recensione abbastanza di getto,ammetto che non mi sono documentato molto e non conosco bene informazioni come chi sia il regista, la gestazione, eventuali premi, la filmografia degli attori…

 

Solo l’ho notato tra i film in uscita qui sul sito di Film Tv. E’ distribuito in Italia da “Fil Rouge Media”, è partito con una decina scarsa di sale in tutta Italia per poi crescere nella seconda settimana di programmazione grazie a una buona media per sala (1765 Euro). Giugno è un periodo un po’ infame, qualche cinefilo incallito per fortuna sopravvive… Io ho visto la versione doppiata, ma se avessi potuto scegliere avrei preferito i sottotitoli in italiano, che nella mia città non c’erano.

 

Il film si distingue per uno stile molto forte (a mò di pugno nello stomaco), racconta senza indugi le difficoltà della vita contadina, quella più rudimentale e grezza, non risparmia dettagli brutali come il colpo di fucile all’agnello o il primo piano del parto dell’animale. Tuttavia ne contrappone una bellezza di paesaggi veramente ben fotografati, spazi immensi e desolati in cui la mente si vaga e si perde.

 

In quell’angolo di mondo vengono prima le esigenze degli animali e del lavoro, necessarie per sopravvivere, che hanno chiuso e privato di emozioni il giovane protagonista, che cerca di affrontare le tante difficoltà, tra cui la malattia del padre, con rigore e distacco. Ma arriva un’apertura inaspettata ai sentimenti, che naturalmente avrà bisogno di tempo per compiersi.

 

Di più non vorrei anticipare, vorrei però doverosamente segnalare la prova sovrumana (mi sembra davvero l’aggettivo più corretto, non esagero) del protagonista Josh O’Connor, che meriterebbe, e mi auguro l’avrà, uno splendido percorso cinematografico.

Voto (da 1 a 10): 8,5.

 

 

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