Regia di Tarik Saleh vedi scheda film
Nei giorni immediatamente precedenti l'avvio di quella che fu chiamata "primavera araba", mentre il regime di Mubarak avverte i primi scricchiolii e impiega sempre più vigore per difendere lo status quo (tra cui la cessazione delle trasmissioni TV, per cui a un certo punto per avere notizie delle proteste in piazza bisognerà mettersi a guardare i canali RAI), un ufficiale di Polizia si trova a indagare sull'omicidio di una giovane cantante in uno degli alberghi più famosi ed eleganti del Cairo....
Il regista Saleh, svedese di origini egiziane, mette in scena apparentemente un giallo alla Agatha Christie (anche a causa del titolo), ma in realtà si impegna a descrivere il degrado etico e sociale legato alla corruzione endemica degli apparati dello Stato, che sono quasi esclusivamente impegnati non solo nell'intascare mazzette per arrotondare gli stipendi, ma anche nella strenua difesa dello status quo contro le istanze di cambiamento che arrivano dalla piazza.
Il poliziotto protagonista è un uomo che segue la corrente, anzi viene promosso per la sua solerte abnegazione, ma che mostra la sua profonda sofferenza non solo attraverso un'insaziabile compulsione tabagista, ma per quella voglia che alla fine lo prende di andare in fondo al caso di omicidio, nonostante vi sia implicato uno degli uomini politici più potenti della Nazione. Quel suo scuotimento dal torpore individuale e collettivo gli sarà fatale ma lo farà emergere come epigono di quella primavera che alla fine del film finalmente sorge.
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