Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
L’idea di De Laurentiis era indubbiamente quella di far soldi, internazionalizzando la formula vincente sperimentata con “La grande guerra”. Per quanto riguarda l’aspetto economico non saprei, ma per il resto l’operazione è almeno parzialmente riuscita, potendo contare su una ricostruzione d’ambiente molto accurata, su una regia spettacolarmente corretta e su qualche duetto di intelligente ironia. Va detto che la tragicità della guerra è descritta con una certa superficialità: il rapporto personale di reciproca simpatia tra i due ufficiali, l’inglese e l’italiano, sembra far sperare in una possibile “umanizzazione” della guerra, che in realtà trovò pochissimi gesti durante il secondo conflitto mondiale. Ben lontano è lo sfondo drammatico della “Grande guerra”: dove qui l’italiano brava gente suscita un moto di comprensione nel cuore del buon colonialista inglese, nel capolavoro monicelliano, l’italiano moriva, da vigliacco e da eroe al tempo stesso, davanti alle mitragliatrici austriache.
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