Regia di Guy Hamilton vedi scheda film
1941. Le guerra infuria, in Europa come in Africa. In Etiopia, una colonna di soldati italiani, incalzata dall'avanzata britannica, si mette in marcia verso posizioni più sicure. Ne fa parte il capitano Blasi, un ufficiale decisamente poco amante della guerra, il quale si destreggia come può tra le difficoltà del momento cercando di tenersi il più riparato possibile. Durante la marcia, cade (letteralmente ... l'aereo sul quale vola ha un'avaria e precipita) nelle mani degli italiani il maggiore inglese Richardson. Costui da subito instaura un rapporto controverso con il poco esperto Blasi, il quale tratta il proprio prigioniero con spocchia e prepotenza. Gli eventi successivi portano la responsabilità del comando nelle mani del capitano Blasi, e l'ufficiale britannico prima libero, poi a capo di un reparto inglese posto all'inseguimento degli italiani. Al conflitto tra gli eserciti, s'aggiunge il conflitto tra i due ufficiali, i quali hanno occasione per conoscersi meglio ... ed infine apprezzarsi. "I Due Nemici" è una commedia di ambientazione bellica, di produzione italiana e diretta dall'inglese Guy Hamilton. La "doppia origine" dell'opera trova riscontro nella presenza, nei ruoli dei co-protagonisti Vittorio Blasi e maggiore Richardson, di Alberto Sordi e David Niven. Il quadro storico nel quale è collocato il racconto è quello della guerra nell'Africa Orientale Italiana. In pochi mesi di combattimenti, l'Italia perse, ad opera dei - più numerosi, meglio equipaggiati e ben sostenuti dalle popolazioni locali - militari britannici, le terre conquistate nel Corno D'Africa. Il capitano Blasi è senza dubbio uno dei "tipi umani" più facilmente rintracciabile nel contesto. Uomo di pace, amante della famiglia, nonostante un certo "piglio" di facciata, di certo ispirato dalla retorica dei tempi, tenta ripetutamente di imboscarsi adducendo motivi di salute. Investito dalla responsabilità del comando, fa del suo meglio (ovviamente, non il meglio "in assoluto") per proteggere i soldati, e qual più appropriata soluzione, in un contesto tanto sfavorevole agli italiani, se non fuggire in direzione di un luogo ritenuto sicuro ? I suoi piani sono intralciati da Richardson, prototipo del gentiluomo inglese. Freddo, scaltro, apparentemente imperturbabile, rispettoso ed amante delle formalità, perde diverse certezze nell'evoluzione della vicenda. Accetta la "sfida" lanciata da Blasi, facendone una questione personale; commette errori che lo portano alla perdita di mezzi e forse solo grazie all'abbondanza di materiali ciò, in epilogo, gli è perdonato. Instaura con l'ufficiale italiano un rapporto di amore-odio. I due finiscono per trovarsi dalla stessa parte della barricata quando, sono fatti prigionieri, insieme all'intera truppa, da un ras ben deciso a liberarsi degli stranieri che hanno invaso le sue terre, italiani o inglesi che siano. La solidarietà così generatasi dura poco; ognuno torna sulle proprie posizioni ideologiche. Gli italiani si dimostrano brave persone e bravi combattenti, ne' più ne' meno degli inglesi, ma non hanno fortuna. Non è negato loro, infine, da quei nemici che hanno imparato ad apprezzarli, l'onore delle armi. Nello schieramento dei primi è di rilievo, oltre al capitano Blasi, il superiore maggiore Fornari (Amedeo Nazzari) un ufficiale esperto e corretto, particolarmente sfortunato. Tra gli inglesi, la "simpatica canaglia" soldato "Fischietto" (Ronald Fraser) ed il sergente Trevethan (Duncan Macrae), forse unico vero militarista del variegato gruppo di soldati, il quale non tollera che gli uomini rimangano in ozio durante i tempi morti. Buone interpretazioni per Alberto Sordi e David Niven; l'"italianità" del primo e l'"aplomb" britannico del secondo sono oggetto di costanti critiche, ironiche o meno, incrociate. Pur avendo toni di commedia, nel film non mancano riferimenti alla drammaticità del contesto. In guerra si muore, si soffre, ci si sente perduti. Ci si chiede cosa si faccia lì. Si fa quel che si può per salvare la pelle. Sono ben evidenziate le difficoltà delle truppe italiane in loco, rapidamente costrette alla resa. Al loro arrabattarsi è di contrasto la tranquillità che regna tra gli inglesi, posti in condizione di non perdere mai il tradizionale stile che li contraddistingue. "I Due Nemici" è un film di guerra e di pace; la prima, una condizione drammatica e precaria imposta da meccanismo a loro estranei a quegli uomini persi tra deserti e brulle colline; la seconda, uno stato cui tutti ambiscono, desiderato, a tratti trovato, poi subito perso. L'epilogo induce ad una riflessione. Conosciamo la storia; per gli italiani, vinti ma non umiliati, la guerra finisce ad Addis Abeba. Per i fieri e trionfanti inglesi, quanti anni ancora continuerà ? Buon film, avvincente nonostante un ritmo non molto sostenuto; avventuroso; reso di particolare interesse dalla contemporanea presenza sui set del bravo e noto attore britannico David Niven e dal nostro immenso Alberto Sordi, in ruoli nei quali hanno notevole esperienza.
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