Regia di Matt Spicer vedi scheda film
La naturale apatia di Aubrey Plaza rende perfetto il personaggio di Ingrid, stalker figlia dei nuovi media, in un film che riesce in ciò che tantissimi falliscono: nel trattare con maturità e serietà le potenziali conseguenze dei mezzi social.
Raramente il tema delle pulsioni che possono essere figlie dirette o indirette dei nuovi media e network vengono riportate su schermo con la necessaria maturità: anzi, anche nel cinema o nelle serie più impegnate spesso e volentieri l'argomento è trattato con sufficienza, con macchiettismo, senza reale interesse e comprensione da parte di registi e autori (in Italia in particolare si sono visti in argomento totali disastri figli proprio dell'incapacità degli autori nostrani di sapersi correlare con la realtà, vivendo essi in una bolla a parte).
Una bella eccezione è invece questo "Ingrid va a ovest", che ci propone un quadro sicuramente romanzato ma decisamente più fedele e serio del solito non solo delle ossessioni che possono partire da un mezzo social (in questo caso la protagonista crea tutto questo per avvicinarsi a una ragazza "famosa" su Instagram), ma anche in seconda battuta delle finzioni che ci sono dietro quelle vite perfette all'apparenza con tutti quei sorrisi e quel "cibo perfetto" che sono l'immagine riflessa di una piccola parte di quotidianità distorta dai social network tanto in voga di questi tempi.
La Ingrid del titolo altri non è che una di quelle follower che tanto rendono importanti le "internet stars" di questi tempi, ma che allo stesso tempo per queste "internet stars" vale nulla. L'idealizzazione della vita di questa star inganna la psiche fragile di Ingrid, che così sogna di avvicinarsi a questa, di vivere come lei, utilizzando le tecniche classiche dello stalking, salvo poi agire con frustrazione malata al momento in cui verrà respinta.
Con uno stile un po' asciutto, quasi sommesso, piace il modo con cui viene portata la vicenda allo schermo, senza troppe estremizzazioni ma con un ritratto parecchio fedele di una realtà plausibilissima, con il rapporto contorto tra le due protagoniste e l'interferenza di svariati personaggi secondari.
Se è buono il lavoro a livello tecnico (regia/fotografia, ecc), sarebbe stato tutto vano se nei panni della protagonista Ingrid non ci fosse stata un'attrice all'altezza: e Aubrey Plaza nel riportare sullo schermo personaggi di questo tipo appare decisamente a suo agio, con quell'aria naturale quasi apatica e la funzionale inespressività che ricalcano perfettamente il carattere psicopatico del personaggio. In un film ben progettato, è proprio la Plaza l'aspetto migliore, spiccando straordinariamente senza per forza voler dare dei contorni "positivi" o simpatici al proprio personaggio.
Probabilmente non un film per tutti, visto anche che nei vari siti non mancano le stroncature (in particolare su IMDB), ma un film che difficilmente può lasciare indifferenti, in un senso o nell'altro.
Voto: 8-
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