Una giovane donna è ossessionata dallo stile di vita di una blogger che segue su Instagram. Decide allora di trasferirsi a Los Angeles per cercare di forgiare con lei un'amicizia reale.
La naturale apatia di Aubrey Plaza rende perfetto il personaggio di Ingrid, stalker figlia dei nuovi media, in un film che riesce in ciò che tantissimi falliscono: nel trattare con maturità e serietà le potenziali conseguenze dei mezzi social.
Altro che commedia, quest'opera solo trent'anni fa sarebbe stata classificata come "fantascientifico distopica" mentre oggi semplicemente descrive la drammatica realtà.
più che una commedia, una dramedy, piuttosto ben congegnata. il primo lungometraggio di Spicer tratta intelligentemente temi quali social network e stalking (e psicosi). Aubrey Plaza perfetta per la parte, inquietante e conturbante come d'abitudine.
Dimessa dal Buen Retiro dell'istituto di cure psichiatriche (“Legion”) dov'era stata ricoverata per scontare la propria pena alternativa al carcere commissionatale dal tribunale per l'aggressione perpretata ai danni di una “amica”, e fresca orfana di madre il cui capezzale è ancora caldo e sfatto (curiosa assonanza con una similare scena… leggi tutto
Classe 1984 di Wilmington, Delaware, she's the girl, "...and Aubrey was her name".
Per lei parlano i suoi film.
In attesa del proletticamente mitopoietico "Megalopolis" francisfordcoppoliano e di "Olga Dies…
Raramente il tema delle pulsioni che possono essere figlie dirette o indirette dei nuovi media e network vengono riportate su schermo con la necessaria maturità: anzi, anche nel cinema o nelle serie più impegnate spesso e volentieri l'argomento è trattato con sufficienza, con macchiettismo, senza reale interesse e comprensione da parte di registi e autori (in Italia in…
Prosegue il mio diario con le visioni di Agosto e di Settembre...
I Film sono ordinati, come al solito, per anno di uscita.
Serie TV concluse:
1a The Boys.
E voi cosa avete visto di interessante…
Dimessa dal Buen Retiro dell'istituto di cure psichiatriche (“Legion”) dov'era stata ricoverata per scontare la propria pena alternativa al carcere commissionatale dal tribunale per l'aggressione perpretata ai danni di una “amica”, e fresca orfana di madre il cui capezzale è ancora caldo e sfatto (curiosa assonanza con una similare scena…
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Commenti (4) vedi tutti
La naturale apatia di Aubrey Plaza rende perfetto il personaggio di Ingrid, stalker figlia dei nuovi media, in un film che riesce in ciò che tantissimi falliscono: nel trattare con maturità e serietà le potenziali conseguenze dei mezzi social.
leggi la recensione completa di silviodifedeAltro che commedia, quest'opera solo trent'anni fa sarebbe stata classificata come "fantascientifico distopica" mentre oggi semplicemente descrive la drammatica realtà.
commento di bombo1“We Tell Ourselves Stories in Order to Live.”
leggi la recensione completa di mckpiù che una commedia, una dramedy, piuttosto ben congegnata. il primo lungometraggio di Spicer tratta intelligentemente temi quali social network e stalking (e psicosi). Aubrey Plaza perfetta per la parte, inquietante e conturbante come d'abitudine.
commento di giovenosta