Regia di David Lowery vedi scheda film
Quanto tempo si può attendere il ritorno di un’anima? Sembra essere questo il filo conduttore della straziante pellicola di David Lowery che vede protagonisti Casey Affleck e Rooney Mara che interpretano rispettivamente C. e M., un uomo e una donna destinati ad amarsi oltre ogni regola temporale.
Quelle lettere puntate stanno ad indicare che la nefandezza della vita può colpire chiunque e che la storia che stiamo guardando può appartenere ad ognuno di noi. In questo modo Lowery raggiunge fin da subito la massima empatia con lo spettatore che riesce ad identificarsi immediatamente con il protagonista, soffrendone ogni stato di passaggio che l’anima di C. attraversa.
La scelta di mostrarci C., che muore improvvisamente e prematuramente lasciando M. in una disperazione muta, sotto forma di fantasma, privandolo del volto ma non della sostanza dell’essere, è la causa di quel cazzotto allo stomaco che ci portiamo addosso per tutta la visione e che dubito ci abbandonerà mai. Quel lenzuolo lungo, più del necessario, che struscia il terreno, che si sporca e si strappa, che il tempo logora, con solo due fori per gli occhi, cavi e neri, profondi come l’abisso eterno.
Per quanto siano potenti le interpretazioni dei protagonisti è la storia di Lowery ad essere pregna di un potenziale indescrivibile a parole, nulla rende l’idea se non la visione della pellicola, a patto che chi guarda sia disposto a lasciarsi andare alle emozioni più recondite.
Un film quasi muto, dalla colonna sonora soave a tratti fastidiosamente disturbante, che scorre lento fino a ripetersi velocemente, diventando irritante; con quei suoi colori oscuri che si alternano con fonti di luce improvvisa, vitale, che raschia il fondo del cuore e scoperchia una delle paure più umane e terrificanti: la solitudine eterna.
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