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Storia di un fantasma

Regia di David Lowery vedi scheda film

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La recensione su Storia di un fantasma

di ilcausticocinefilo
2 stelle

Oh my gosh, oh my gosh, what have we done, what have we watched. Alla ricerca della storia perduta e del tempo buttato, the american way. La definitiva contemporanea sublimazione audiovisiva dell’idea di noia infinita e universale. Una storia fantasma, una “storia” per animi pii, in vena di salvataggi in extremis di sconcertanti opere filmiche di rilevanza alcuna. La storia di una società fantasma (quella dei cinefili ancora savi). E, al contempo, la storia d’un atroce esperienza di visione.

 

 

Casey Affleck

Storia di un fantasma (2017): Casey Affleck

 

 

Per farla breve, ecco a voi il vero cinema d’essai. Quello bello, quello innovativo, quello profondo e quello importante. Soprattutto quello bello e coraggioso. Ecco a voi A Ghost Story del super-dotato David Lowery, alias Nostradamus, profeta di future cinematiche sventure e vedute. Di fronte alle quali tremo, doppiamente tremo, e impallidisco.

Per intanto, quantomeno, a mo’ di (magra) consolazione, è possibile constatare empaticamente entusiasti come sia stata in definitiva nell’anno di grazia MMXVII scoperta una nuova, rivoluzionaria e inattesa, cura per l’insonnia. I sofferenti di tutto il mondo ringraziano e ringrazieranno, adulanti e speranzosi.

Gli altri un po’ meno. In quanto, cosa si può mai dire di codesta “opera”, cosa è mai possibile evidenziare, al di fuori della sua completa, assoluta e “rivendicata” insulsaggine e pretestuosità? Appunto. Non si può fare altro che infierire, malignamente ma giustamente, al riguardo, in presenza di una tal sovrumana presunzione “d’autore”.

 

 

Casey Affleck

Storia di un fantasma (2017): Casey Affleck

 

 

La quale si traduce, come da prescrizioni, in una serie di ruminazioni, letterali e “metaforiche”, pseudo-intellettuali e retoriche.

Impregnando, meglio impantanando, il film con lunghissime e significative inquadrature di esteticamente inappuntabili e magnificenti casacce simil-prefabbricate texane di provincia, di meravigliose e splendide camere mortuarie, di irreprensibili e profondissime ispezioni di pattumiere e successivi attacchi bulimici di inaudita sofferenza (per lo spettatore), di sicuro il regista sta cercando di trasmettere un qualche grandioso messaggio, le opinioni paiono concordi al riguardo.

 

A 35 minuti di grandi sentimenti si vorrebbe resi da protratte, interminabili, insopportabili, inquadrature di due che dormono e di giovani donne in lutto che si abbuffano (per una decina di minuti buoni [stima conservativa…]), bisognerà pur riconoscere certuni meriti formali e concettuali, o no?

E’ il futuro del cinema, par di udire in sublime concordanza gracchiare le voci altisonanti degli esperti. Trama, emozione, movimento, sostanza… vecchiume di cui disfarsi. Spazzatura di cui liberarsi. Largo al nuovo cinema. Il cinema del niente. Il cinema dell’etereo e dell’“ectoplasmatico”. Il cinema della recondita profondità “abilmente celata”. Il cinema del vuoto. Il cinema del "se non sai come arrivare alla durata d'un lungometraggio, fai durare ogni scena 105 minuti ed ecco fatto".

 

 

Rooney Mara, Casey Affleck

Storia di un fantasma (2017): Rooney Mara, Casey Affleck

 

 

La ciclicità del tutto, del mondo, dell’universo e di tutto quanto, a noi storicamente tramandata da un pensiero d’altri tempi, viene con genialità inusitata resa palese (quando, come, dove? [ah già, a voce da un personaggio random…]) alle menti (letteralmente, nel frattempo) assopitesi degli spettatori ignari e incolpevoli dal regista filosofo, che, non pago, parrebbe pure tentare di dire qualcosa “d’altro”.

Non si sa di preciso cosa, ma si sa che ha da essere profonda. Per forza. La “cornice” lo suggerisce. Dovremmo crederle. La realizzazione “arthouse”, da vero e puro “auteur” anch’esso d’altri tempi, è lì a farci supporre la presenza, come già accennato, d’un grandioso e gravoso messaggio, capace di smuovere le coscienze.

Se non lo rinveniamo, ciò si deve unicamente alla nostra suprema ignoranza. Peggio ancora se ci siamo già da lungo addormentati e non ci interessa più. Eresia! Se l’abbiamo fatto, siamo solo degli sporchi e rozzi analfabeti. Faremmo meglio a tacere, perché A Ghost Story in realtà è d’una bellezza da star male. Una bellezza indescrivibile. Davvero.

 

Non succede niente, e poi “succede di tutto” (nell’ultima mezz’ora), senza però mai dire niente. Non si riesce ad evocare un accidente (passione, intimità, riflessione…) a parte il tedio. Ecco, però, in qualcosa si riesce: ovvero produrre un disastro a tutti i livelli (salvo per la fotografia). E poi si ha l’ardire di lamentarsi del fatto chela genteeee” non va a vedere certo cinema di “nicchia” (biologica). Voglio dire, mi stupirei del contrario.

 

 

Casey Affleck

Storia di un fantasma (2017): Casey Affleck

 

 

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