Regia di Scott Cooper vedi scheda film
Due uomini, due nemici che la storia dolorosa e terribile dell'America costringe ad un confronto finale, non possono essere amici, ma possono iniziare a capirsi; un viaggio che è metafora della fine di un epoca, e un passato con cui si devono fare i conti.
Hostiles è un robusto e degno film western che mi ha colpito e impressionato per come mette in campo i sensi di colpa degli americani 'visi pallidi' verso i nativi americani, in un'ottica moderna e attuale, perchè attuale e contemporanea anche la tematica, sempre quella e sempre uguale attraverso il passare delle generazioni, l'intolleranza, il pregiudizio verso le minoranze.
Il film del bravo Scott Cooper è una sorta di road movie a cavallo, un ultimo viaggio, amara metafora del tramonto di un popolo e della sua cultura, di due uomini segnati dal dolore, dall'odio, dalla violenza, di cui si chiude l'esistenza come un cerchio; un capo Cheyenne, Falco Giallo acerrimo nemico dei bianchi, e un capitano nordista dell'esercito, uomo duro e indurito dalle battaglie e dalle guerre indiane che nutre un odio profondo verso i nativi, che ha visto troppa morte e distruzione - da ambo le parti - per non esserne segnato (interpretato da un intenso e sofferto Christian Bale, attore notevole e talentuoso già apprezzato in altre prove).
Chi è il nemico? Chi sono gli 'ostili' che danno il titolo al film? Gli indiani Comanche in cerca di vendetta che uccidono indiscriminatamente donne e bambini, che rubano e depredano, esattamente come facevano i bianchi, che reclamano con violenza e brutalità il diritto di possedere terre che non sono le loro?
Difficile dirlo perchè i confini tra i due mondi sono così sfumati, da apparire confusi e quasi non si ha memoria di come sono iniziate le ostilità, se pure noi possiamo immaginarlo. O forse l'America non vuole ricordarlo, ma è un passato con cui si devono fare i conti.
Il capo Indiano, malato e morente, vuole tornare nella sua terra insieme alla sua famiglia, destinata a essere rinchiusa in una riserva indiana; scortati dal capitano John e da un drappello di soldati, con riluttanza e diffidenza, soldati e indiani saranno costretti a collaborare per sopravvivere ad un viaggio pericoloso e pieno di insidie di ogni tipo, tra aggressioni, minaccie presunte e reali.
Al gruppo si unisce poi una donna straziata dal dolore per la perdita dei figli e del marito, massacrati dagli indiani ribelli.
Tra bellissimi panorami naturali che fanno da sfondo, aleggiano come fantasmi pesanti i massacri del passato, (la tremenda scena finale di Soldato Blu potrebbe essere qualcosa che il protagonista ha visto e vissuto) non importa che siano ad opera dei bianchi o degli indiani, ricordi tremendi mai mostrati, solo suggeriti dai dialoghi tra i vari personaggi, tra accuse, sensi di colpa che diventano insostenibili (il dialogo iniziale tra John e il commilitone durante la notte, oppure ancora quello tra il soldato portato in ceppi destinato all'impiccagione e il capitano).
Le atrocità e gli errori del passato sono troppi per poterli cancellare, John e Falco Giallo non possono diventare amici, la loro storia lo impedisce - il film non ha l'impronta epica di Balla coi Lupi - ma possono iniziare lentamente e con fatica a capirsi, a vedersi per ciò che davvero sono, due uomini segnati dalla vita e dalle perdite con grossi fardelli sulle spalle, e per questo rispettarsi.
La speranza in questo film passa attraverso le figure femminili, le uniche che tentano di avvicinarsi, le sole che provano empatia, madri e figlie vittime delle ostilità e della violenza degli uomini, le sole che possano perdonare, la donna bianca e le fanciulle indiane; sembra un dettaglio da poco, ma anche questo è un collegamento alla contemporaneità, al contesto che stiamo vivendo, e la scena finale, suggestiva e simbolica, è un treno che punta in direzione di un futuro che è ignoto ancora oggi.
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