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Hostiles - Ostili

Regia di Scott Cooper vedi scheda film

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maurizio73

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La recensione su Hostiles - Ostili

di maurizio73
4 stelle

Più nello script che vuole attribuire arbitrarie patenti di legittimità all'operato degli eroi e di indegnità ai loro occasionali avversari,che nella banalità di una storia che va da A a B con molti cliché nel mezzo,la nota stonata di questa epica di una frontiera in dissoluzione che lascia dietro sé le numerose sepolture delle sue ultime vittime.

Ormai prossimo alla fine della sua ventennale carriera militare nelle ultime guerre indiane, il Capitano Joseph Blocker viene costretto da un ordine presidenziale a scortare un vecchio e malato capo Cheyenne e la sua famiglia negli aviti territori di una lontana valle natia. Combattuto tra l'odio viscerale per il suo acerrimo nemico e gli inderogabili doveri della sua etica di soldato, dovrà condividerene valori ed esperienza per sperare di sopravvivere alle mortali insidie che gli si parano davanti. Alla fine del cammino sarà un uomo diverso.

 

locandina

Hostiles - Ostili (2017): locandina

 

America...est omnis divisa in partes tres

 

Dall'epica militarista di una fondazione basata sulla giustificazione del genocidio al revisionismo della New Hollywood degli anni '70, dal cinema crepuscolare e disilluso degli anni '80 fino al mistica un po' furbetta deli anni '90, l'epopea cinematografica del mito della frontiera si esaurisce nel post-western politicamente corretto del nuovo millennio, dove si parte con il livore viscerale verso un nemico con cui si condividono le atrocità della pugna e si procede inopinatamente verso lo spartiacque etico che finisce per accomunare sotto la stessa etichetta solo chi ha saputo riconoscere lealtà e onore nell'uomo sanguinario che gli sta di fronte. Nato dalla materia grezza di una sceneggiatura che una vedova inconsolabile ha ricevuto in eredità dal defunto marito e trasformata in prodotto finito da un autore avvezzo al melodramma violento della periferia industriale a stelle e strisce, questo on the road carovaniere sulle piste di una nazione che continua a ritagliare confini senpre più ristretti alle riserve assegnate ai suoi ex abitanti, parte col piede (di guerra) giusto di una sacrosanta rappresaglia indigena verso l'invasore yankee, prosegue verso le apparenti contraddizioni di una cortesia diplomatica che segna il tempo di una sconfitta definitiva (quella degli indiani, ma anche quella dei poveri cristi con la divisa blu lasciati a marcire sul campo) e si risolve nelle edulcorazioni drammaturgiche di una riconciliazione morale che fa a pugni con la realtà storica e con la stessa logica di una colonizzazione epocale su scala continentale. Lontani mille miglia dal fangoso pantano della disillusione e di un mito dell'Ovest fatto di dolore, morte e distruzione del capolavoro di Tommy Lee Jones (The Homesman), gli sconfinati orizzonti splendidamente fotografati di questo western (neo)classico di campi lunghi e tramonti rosseggianti (girato durante la stagione dei monsoni), avvolgono il cuore tenero di un melodramma strappalacrime in cui il sussiego molesto dell'accompagnamento musicale sottolinea gli improbabili twist caratteriali dei personaggi principali, il fascino eugenetico dei nativi sotto scorta e la supposta ferocia dei cattivi di turno che in nulla differiscono dalle loro controparti eroiche, siano essi soldati sanguinari, indiani ostili o coloni dal grilletto facile. Più nel difetto di una narrazione che vuole attribuire arbitrarie patenti di legittimità all'operato degli eroi e di indegnità ai loro occasionali avversari, che nella banalità di una storia che va semplicemente da A a B con molti cliché nel mezzo, sta la nota stonata di questa epica di una frontiera in dissoluzione (siamo alle soglie del 20° secolo) che lascia dietro di sé le numerose sepolture delle sue ultime vittime e ci accompagna verso un futuro di speranza, amore e progresso lungo i binari senza errori di una moderna e scintillante strada ferrata.

 

 

Il paese era molto giovane,
i soldati a cavallo erano la sua difesa.
Il verde brillante della prateria
dimostrava in maniera lampante l'esistenza di Dio,
del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia

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