Regia di Scott Cooper vedi scheda film
Ben 2:15 minuti per la precisione, che tentano, provocano e infine corrompono sia vescica che prostata. Hitchcock che era consapevole della tenuta massima dell'organo evacuativo, stoppava e faceva apparire il gigantesco e, nel suo caso non auspicato, "The end", quasi sempre entro 1:28 minuti. Geni si nasce. Non è questo il caso.
HOSTILES
di
Scott Cooper
Sarò stringata, cosa che non è questo prolisso film, una sorta di western contemporaneo.
Ben 2:15 minuti per la precisione, che tentano, provocano e infine corrompono sia vescica che prostata.
Hitchcock che era consapevole della tenuta massima dell'organo evacuativo, stoppava e faceva apparire il gigantesco e, nel suo caso non auspicato, "The end", quasi sempre entro 1:28 minuti.
Geni si nasce. Non è questo il caso.
Hostiles, è un film ostile, come dice bene il titolo, soprattutto allo spettatore che cade in una letargia dovuta a riprese lentissime, dialoghi banalotti e uno script che sembra reggere solo per il messaggio che vuole a tutti i costi lanciare.
Veniamo alla trama. Il Capitano Blocker (Christian Bale) deve accompagnare un vecchio e malato capo Cheyenne (Wes Studi), in prigione da sette anni, a morire nelle sue terre natali. Li, come per miracolo, culture diverse si fondono e si vogliono bene, nonostante massacri e assassinii, incendi e sparatorie.
Prolisso, asettico, freddo, con dialoghi di una banalità sconcertante, genere "desperate housewives", politicamente vetusti e social, della serie: "volemmose bene" e "vissero felici e contenti", questa la sostanza negativa del film.
Anche i grandi attori, in una storia futile diventano macchiette, ed è questo il caso. Scene ridondanti, inutili come gli scambi di battute tra il soldato di colore ferito e il protagonista: "Hai fatto il tuo dovere e te ne sono grato", diventano quasi ironiche. Aiutoo, si salvi chi può.
Nota positiva, è l'idea sotterranea del film, cioè mettere in nuce catapultandolo in un passato secolo, l'eterno odio, rancore condito con violenza inaudita che vive tra gli uomini e si protrae nei secoli. Soprattutto in un'America guerrafondaia da sempre, passata o presente che sia.
Si, il merito di Scott Cooper è il traslare l'odierno nel passato, purtroppo sempre attuale, per estrapolarne una metafora di riflessione, seppur ancora amara: eterno razzismo, bramosia di possesso, proprietà privata e sangue. Non importa se tra guerre di religione, di colore di pelle, di denaro.
Frase cult del film, quella che si legge nei titoli di D.H.Lawrence: "Nella sua essenza, l'anima americana è dura, solitaria, stoica e assassina. Finora non si è mai fusa". E aggiungeremmo, come il film che rimane ahimè una serie di bei quadretti, di scene, senza cornice né anima.
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