Regia di Scott Cooper vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2017 - SELEZIONE UFFICIALE
Nella vasta America della cosiddetta "civilizzazione" in atto, dove le barbarie sui nativi si risolvevano spesso in risposte intemperanti da parte di costoro, degeneranti in lotte e massacri tremendi a dannodi entrambe leparti contendenti, nel 1892, poco dopo l'eroica disfatta del Generale Custer, considerato un martire della causa dei coloni, ma artefiche pure lui di una vera e propria carneeficina, un noto e valoroso capitano dell'esercito è indotto ad accettare una missione che non concepisce né acceetta come plausibile: liberare un noto capo tribù pellerossa, prigioniero da oltre sette anni degli invasori, affiché quest'ultimo, anziano e malato terminale di cancro, possa trascorrere gli ultimi giorni nel proprio territorio natio.
La scelta di guidare la missione è dovuta ad un ricatto inerente l'agognata pensione a cui l'uomo anela, dopo anni di servizio, protagonista di azioni spesso brutali e controverse per la salvaguardia dei nuovo territori conquistati e portati alla civiltà.
Nel corso del cammino, la carovana si imbatte in un massacro consumato poco prima ai danni di una famiglia di coloni: sul terreno, morti violentemente e oscenamente massacrati, i corpi del capo famiglia, delle due figlie bambine, mentre una madre sopravvissuta regge al seno il cadavere del proprio neonato.
Tra il capitano e la donna, accomunati da una tragedia ed una barbarie che, in ruoli diversi, hanno vissuto coi propri occhi, nasce un timido rapporto di confidenza e stima che si unicìsce ad una naturale attrazione simbiotica che entrambi condividono uno per l'altro, ma che la tragedia in atto non permette di poter esprimere.
In modo solenne e sfruttando la maestosità di un paesaggio dai contorni superbi e lussureggianti, Scott Cooper firma un western di grande fascino ed atmosfera, che gioca sulle attese, sugli sguardi sconvolti e devastati dall'orrore di una umanità che pare non riuscire ad altro se non a trucudarsi in nome ognuno dei propri ideali controversi, se non perversi.
Una tragedia sanguigna filmata nel rispetto di un incedere cauto e contemplativo, come se ci si dovesse volgere in atteggiamento penitenziale ad osservare i dettagli di un odio che mai come in quell'epoca ed in quei territori vergini, divise e creò episodi di massacro crudeli e disumani.
L'approccio classico del registade Il fuoco della vendetta convince appieno; l'apporto di un attore espressivamente e carismaticamente gigantesco come Christina Bale è determinante alla riuscita dell'opera, come pure determinante la figura tenace e piena di ira mal repressa resa dalla bionda e tenace Rosamund Pike, occhi piccoli ma brillanti che fulminano il male che risiede oltre ogni confine in quelle terre desonate ma a tal punto contese.
Una riflessione lucida, solenne, irreprensibile e per nulla retorica sul bene e sul male che appartiene ad ogni contendente o fazione di una guerra che si consuma con tutti i suoi orrori e le sue violenze, con i soprusi e ai danni delle vittime più innocenti e deboli.
Un finale scaltro strizza certamente l'occhio al pubblico, che gradisce fino all'applauso, ma è un dettaglio ed una concessione che possiamo certamente tollerare, e che un pò ci fa bene pure a noi, irriducibili crudeli patiti della tragedia senza soluzione.
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