Regia di Scott Cooper vedi scheda film
Esordio col botto per la Festa del Cinema romana, un western atipico arricchito da un sontuoso Christian Bale.
Una storia del fine '900 che narra di indiani e riserve, di soldati abbrutiti e pionieri alla ventura, tutto a contaminarsi fino a confondere senza speranza il segno dei buoni e dei cattivi, miscelando metamorfosi e ravvedimento, ragioni e torti; Cooper alza anche l'asticella gettando continuamente carne sul fuoco, facendo il pendolo tra l'ostilità del titolo e i barlumi di lucidità, anche in chi aveva perso misura e coscienza.
Le perdite di tempo e vite, si in(s)contrano con nuovi punti di vista, rinnovate esigenze, orizzonti diversi, necessità forzate.
Da Bale traspare magnificamente tutto il disappunto prima, la rabbia ed il tormento poi; il tirare le somme di una vita a senso unico (“il soldato è il mio mestiere”), che gli aveva fatto perdere di vista il confine dell'umanità fino a farlo diventare una macchina da guerra, celebrato dai propri superiori, ma anche considerato alla stregua di un sanguinario senza più uno straccio di morale.
La missione impostagli dai vertici, quella di riportare un vecchio capo morente Cheyenne nei propri territori di origine, lo rende conscio delle diversità nei confronti del nemico, ma anche degli innumerevoli punti di contatto, mettendolo a diretto confronto con le mille sfumature che animano l'essere umano, ogni essere umano: i dolori, la paura, la rabbia cieca, l'amore per la famiglia e la devastazione dei sentimenti (la scena con Rosamunde Pike che continua a sparare al Comanche che le ha trucidato la famiglia, anche quando la pistola è scarica.. comunica un pazzesco senso di vuoto e compassione, quel continuare a premere il grilletto è il riflesso di una rabbia inconsulta, cieca, disperata. Un frammento di estremo coinvolgimento emotivo, con una Pike dallo spessore elevatissimo).
Un film che accomuna due parti distinte e avverse, un'odissea tra invasi ed invasori, che ricorda da vicino le difficoltà anche attuali (e non solo americane), di integrazione di ogni tipo, dalla razza, al colore, alla religione.
Un monito ed un inno al buon senso, all'equilibrio, alla pace - prima ancora dell'anima -, da poter riflettere, poi, sulla nostra vita di comunità.
Un Bale estremamente maturo e tenace, ma che si scoprirà anche indifeso e vulnerabile, in quest'ultimo viaggio, fino a comprendere quanto abbiamo bisogno sempre, che sia solo di una parola, o di un sorriso, una carezza, o anche solo un posto dove andare, o dove restare.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta