Regia di Paolo Moffa vedi scheda film
Parigi: un commesso viaggiatore napoletano conosce una ragazza che, con l’inganno, gli fa credere di averlo sposato. La coppia va così a Istanbul, dove l’uomo vive, ma lei non sa che lui ha già una fidanzata, mentre lui non sa che lei ha un protettore, essendo una prostituta. E il protettore è sulle loro tracce.
Assistente di Mario Mattoli fin dagli anni Trenta, ma anche di Matarazzo e Gallone fra gli altri, Paolo Moffa approda alla regia nel 1943 (Il viaggio del signor Perrichon) e realizza in seguito una sparuta manciata di titoli di modesta levatura in quasi quarant’anni di attività, chiudendo la carriera dandosi al cinema per adulti agli inizi degli anni Ottanta. Lulù la sposa erotica, anche (ig)noto con il titolo di Lulù 77, è la sua penultima pellicola, una commedia eroticodemenziale da Moffa stesso scritta e di scarsissimo spessore, ambientata principalmente in una Istanbul da luogo comune, da barzelletta insomma, con rare scene in esterni e prevalenza di interni, soprattutto in camera da letto. I nudi, gratuiti, abbondano; la comicità è invece decisamente poco elaborata. Personaggi stereotipati a dovere seguono un copione fatto di prevedibili equivoci e inghippi facilotti, con un Antonio Casagrande – padre di Maurizio, futuro sodale di Vincenzo Salemme – protagonista impegnato in un ruolo giustamente stilizzato da partenopeo verace. Al suo fianco vale la pena di segnalare la presenza di Sonia Viviani, Anne Libert, Giacomo Furia e Franco Cremonini. 2/10.
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