Regia di Don Siegel vedi scheda film
Si parla giustamente di perdita di virilità conseguente alla perdita della pistola, simbolo fallico e prolungamento del potere e della sfida maschili dal wester al poliziesco e fino a chissà dove. Anche in questo sue bel poliziesco Don Siegel non si perde in sbavature hollywoodiane, nonostante giochi con due mostri sacri dell’epoca come Henry “Frank” Fonda e il Richard Widmark antieroe o cattivo di razza antesignano degli antieroi futuri. Il poliziesco, come tutti i generi, si fonda su schemi riconoscibili dal pubblico. In questo Siegel non sbaglia, nonostante svuoti l’intera narrazione di luoghi comuni come sparatorie, inseguimenti, e quant’altro. Son convinto che anche se li avesse messi lui li avrebbe resi straordinari, basta vedere che spettacolo ha fatto con l’ultima sparatoria dove muore Widmark, tra l’altro con un trasporto visto raramente sullo schermo. Però, il regista che farà del poliziesco il genere d’autore dei ’70 (anche se “The French Connection” è di poco precedente a “Dirty Harry”, sono i primi poliziesci di Siegel ha fare tendenza), ha in serbo non poche sorprese per lo spettatore. Dapprima il duello a distanza tra i due grandi attori che si troveranno in scena assieme solo due volte, oltre che lavorare insieme in altri 4 film. In più i labirinti psicologici, i giochetti esistenziali dei due protagonisti e degli altri pesonaggi e l’assenza di vera e propria azione, se non quella interna ai caratteri, danno al fim quello status di opera completa a cui Siegel ci avrebbe abituato.
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