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Seclusion

Regia di Erik Matti vedi scheda film

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La recensione su Seclusion

di supadany
4 stelle

Far East Film Festival 19 – Udine.

Forte di una discreta notorietà maturata - anche da noi - grazie al thriller On the job che gli ha permesso di partecipare al collettivo Abcs of death 2, con Seclusion il regista filippino Erik Matti scende in pieno territorio horror, frullando un cospicuo numero di idee su una matrice religiosa.

Tanto ardore produce però risultati oscillanti tra il modesto e l’appena accettabile.

Quattro novizi, ormai prossimi al conseguimento del sacerdozio, arrivano in un convento per portare a compimento il loro percorso e resistere alle minacciose tentazioni del demonio, come richiesto dalla tradizione.

Contemporaneamente, un prete indaga sui miracoli compiuti da Anghela (Rhed Bustamante), una bambina venerata per il suo operato, che però potrebbe appartenere al regno dell’oscurità.

Le strade di tutti i soggetti coinvolti sono destinate a convergere, facendo luce sulla reale essenza della ragazzina.

 

scena

Seclusion (2016): scena

 

Senza lesinare in fatto di spirito d’iniziativa, Seclusion è un horror di origine religiosa che oltre a proporre una nuova pagina dell’eterna sfida tra il Bene e il Male, così come tra la fede e le più facili strade promesse con l’inganno, vorrebbe alimentarsi del dubbio.

Per gli appassionati più scafati in materia, quest’ultimo è diradato velocemente, all’interno di un doppio binario: da un lato i novizi a fronteggiare presenze sempre più angoscianti, dall’altro un prete chiamato a indagare su Anghela. Entrambi i versanti dello sviluppo prevedono una tensione in grado di innalzarsi improvvisamente, grazie ad apparizioni nefaste, coadiuvate da un accompagnamento sonoro incalzante, e a un senso d’impotenza al cospetto di qualcosa di inaffrontabile.

Erik Matti non va tanto per il sottile, sceglie un impianto concitato, praticamente action per modulazione del ritmo, e attua la sua carneficina con alcune uscite sprezzanti del senso del ridicolo, penalizzato da una resa fotografica che opta per tonalità omogenee, per non dire piatte, che non rendono piena giustizia alle immagini.

Di concreto, in pugno rimane poco, come la presenza effettivamente destabilizzante di Anghela accompagnata da una suora inquietante e ombrosa, per un horror chiassoso, dai tratti talmente palesi da non poter offrire alcun tipo di sorpresa, pur possedendo uno spirito indomito.

Una rumorosa, più che tattile, certificazione dell’avvento del maligno.

Amen.

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