Regia di George Clooney vedi scheda film
Ci sono i fratelli Coen, e si vede benissimo, dietro la sceneggiatura del sesto film da regista di George Clooney. Il sodalizio tra i due folletti hollywoodiani e uno dei maggiori esponenti del pensiero liberal del cinema americano parte dal 2000 (Fratello, dove sei?) e approda qui al suo risultato migliore. Siamo alla fine degli anni '50 nell'immaginaria cittadina di Suburbicon, molto wasp, percorsa da un razzismo tutt'altro che silenzioso. E infatti mentre la prima famiglia di neri appena arrivata a Suburbicon si ritrova sotto assedio con la casa messa a ferro e a fuoco dopo una lunga e pesantissima discriminazione, il loro vicino (Damon) organizza, in combutta con due balordi, l'assassinio della moglie (Moore) costretta sulla sedia a rotelle, per farsela con la gemella di questa, con conseguente truffa ai danni dell'assicurazione. Il tutto sotto gli occhi increduli di un bambino innocente (Jupe), l'unico bianco capace di fare amicizia con vicino di casa che ha la pelle di un altro colore.
Tra i coeniani Fargo, Ladykillers e Burn after reading, il film di Clooney gioca sulla commedia nera per raccontarci metonimicamente i prodromi della nuova ondata razzista impersonata da Trump. Sebbene la sottotrama che coinvolge la famiglia nera presa di mira dai vicini bianchi non sempre riesca a fondersi fluidamente con l'ossatura principale del racconto, il plot scorre a meraviglia, assemblando sfumature grottesche, tentazioni splatter ed eccessi macchiettistici su un impianto ottimamente calibrato e servito da più di un'invenzione in fase di fotografia e montaggio.
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