Regia di George Clooney vedi scheda film
Un thriller di sangue, di coltelli e di cloroformio dal vivo retrogusto shakespeariano.
A Suburbicon, fantomatica cittadina statunitense degli anni Cinquanta orgogliosamente bianca e borghese, il marciume non è affatto ubicato dove tutti credono (il sottotitolo in locandina è antifrastico), bensì nelle pieghe più scure della mite normalità familiare. Più che commedia nera, è un thriller di sangue, di coltelli e di cloroformio dal vivo retrogusto shakespeariano e dall'ottimistica immagine in calce di un futuro (che purtroppo non è ancora presente) lasciato al giudizioso buonsenso delle nuove generazioni. Protagonista infatti non è l'ambiguo e rigido pater familias di Matt Damon, è suo figlio (Noah Jupe): è con i suoi occhi da ragazzino che il pubblico partecipa spiazzato all'agguato casalingo in cui sua mamma (Julianne Moore) viene uccisa e che pian piano si rende conto della verità. La maggior parte delle trovate (in primis il cibo avvelenato che sazia la persona sbagliata) è frutto di ripescaggio e non d'ideazione, ma su ciò si può benissimo sorvolare: la sceneggiatura dei fratelli Coen, tenuta nel cassetto per trent'anni e in seguito rimaneggiata da Grant Heslov e da George Clooney, è assai più beffarda e profonda di quanto non traspaia dagli artefatti e resistibili primi minuti e la dimestichezza registica di Clooney migliora di film in film (per dedurlo basta da sola la scena dello strozzamento dell'assicuratore impiccione di Oscar Isaac).
Assolutamente dignitosa la colonna sonora di Alexandre Desplat.
♥ BUON film (7) — Bollino ROSSO
VISTO al CINEMA
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