Regia di George Clooney vedi scheda film
Ottima ed inquietante opera del Clooney regista, ruolo in cui si esibisce di rado, ma con risultati quasi sempre eccelsi Strepitoso il demone di nome e di fatto Damon, in questo drammatico a forti tinte noir su sfondo razziale - e pure sociale: il quartiere visto come l'universo che preserva dalla realtà sociale. Surreale la brava J. Moore voto 8
Ottima ed inquietante opera del Clooney nuovamente regista – non di se stesso stavolta – ruolo in quale si esibisce di rado, ma con risultati quasi sempre eccelsi (anche senza quasi), come riaccade qui, in questo filmone drammatico, un gioco al massacro dalle forti tinte noir, servita su sfondo razziale, e pure sociale: il quartiere diviene un piccolo universo circoscritto, un mondo a colori pastello, che isola, anzi preserva, dalla realtà vera e propria – divisa in bianco e nero – all'esterno di esso, e dal quale si ha paura quasi d'esser contaminati, raggiunti.
Didascalica la palizzata. Angosciante il tormento tambureggiante tipo tifo ultrà!
Durante gli scontri – manco a dirlo, razziali – che ne conseguono... è confortante almeno, osservare come la polizia tanto denigrata, oggi come allora, se la prenda non con l’indesiderata famiglia, bensì con i facinorosi xenofobi del candido quartiere. Com’è pure rassicurante, in finale d’opera, l’udire i commenti di alcuni di quei cittadini “bianchi” riconoscere, nel pentimento ora unanime... il fanatismo, l’isterismo iracondo... raggiunto nella follia generale della notte precedente.
E l'arrivo della famiglia di colore, i Mayers, altera, dissipa questa sicurezza: – “noi ci siamo trasferiti qui, affinché potessimo vivere lontani da quella gente; queste cose non succedevano prima del loro arrivo” – dichiara una donna in diretta nazionale alla tv alla fine del film... mentre sullo sfondo, bianchi e neri, finalmente si adoperano collaborando insieme per aiutare i nuovi vicini, anzi, membri... di colore, ora visti come integrati nella piccola realtà sociale dell'esclusivo quartiere residenziale, e non più come pietra dello scandalo, o capro espiatorio, che siano.
Strepitoso il diabolico “demone” – di nome e di fatto – “Damon”. Surreale la pur brava J. Moore che si sdoppia in due per l’occasione. Stupenda la protagonista di colore, Karimah Westbrook, vista ultimamente in “All american”, serie tv declinata in “blakie” sul football americano. https://g.co/kgs/4Kqkn5
E mentre la famiglia “di colore” dei Meyers sta passando l’inferno, la famiglia Lodge È l’inferno! Di tutto il piano ordito dal folle, disperato ed inquietante sig. Lodge, non resterà che un’insanabile frattura a dividere per sempre padre e figlio. E non si sa chi ne sia uscito più traumatizzato.
E mentre la famiglia “di colore” dei Meyers sta passando l’inferno, la famiglia Lodge È l’inferno! Di tutto il piano ordito dal folle, disperato ed inquietante sig. Lodge, non resterà che un’insanabile frattura a dividere per sempre padre e figlio. E non si sa chi ne sia uscito più traumatizzato.
Angosciante davvero, dopo il massacro finale, il monologo del luciferino Mat Damon rivolto al traumatizzato figlio quale, per tutta la vicenda, sembra quasi disconoscere il padre, oramai pluriomicida, uxoricida dell’affettuosa madre.
Alla fine, vincerà l'umanità dei bambini, ancora innocente, che i due sono riusciti a preservare da tutto il male patito, dopo tutto quel che hanno visto e vissuto: e non mi riferisco solo alle scene piuttosto truculente, ma pure alla perdita dell'innocenza, quando il bambino scopre il gioco S/M di spanking tra il perfido padre degenere e la morbosa zia.
Emblematica ed assai didascalica la scena finale con i due ragazzini non più separati dalla palizzata, mentre tornano a rilanciarsi la palla da baseball di qua e al di la di un'esigua staccionata di confine dopo un accenno di saluto – e d’intesa – silenzioso. Intanto il carrello, l'inquadratura sale verso l'alto... svelando l’immensità del quartiere che pare esteso all’infinito, come a dire “ogni mondo è paese”. Adesso.
Da menzionare il sempre più bravo ed ormai famoso...
che ha l'onore del proprio nome nella locandina, seppur il breve ma basilare, ruolo.
Ottima ed inquietante opera del Clooney regista, ruolo in quale si esibisce di rado, ma con risultati quasi sempre eccelsi
Strepitoso il demone di nome e di fatto Damon, in questo drammatico a forti tinte noir su sfondo razziale - e pure sociale: il quartiere come universo che preserva dalla società reale
surreale la brava J. Moore
voto 8
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