Regia di Pablo Berger vedi scheda film
Un uomo viene ipnotizzato da un ciarlatano a una festa di matrimonio. L’episodio in apparenza insignificante scatena in lui una doppia personalità, tanto che la moglie comincia a indagare sulla seconda, nuova presenza all’interno del corpo del marito. E scopre che si tratta di un maniaco assassino.
Abracadabra è la terza regia in lungometraggio dello spagnolo Pablo Berger, a cinque anni di distanza dal precedente Blancanieves (2012); si tratta di una commedia a tinte nere, da lui stesso sceneggiata, con personaggi sopra le righe e situazioni – spesso parecchio telefonate – perennemente in bilico sul confine del demenziale. Il ritmo va e viene e nei momenti migliori il film risulta scorrevole, pure al netto di una certa opacità dei contenuti (le due scene con il medium Fumetti sono indubbiamente costruite in maniera superficiale, ma quantomeno gradevoli nella loro bizzarria), per poi rallentare clamorosamente in un ingarbugliato finale che vorrebbe rimanere memorabile fra colpi di scena e soluzioni inattese e fa invece di tutto per far addormentare lo spettatore. Maribel Verdù, Antonio de la Torre e Josè Mota formano il trio di protagonisti, ben affiatato e in fin dei conti funzionante; in ruoli marginali compaiono quindi Priscilla Delgado e Josep Maria Pou. Dalle premesse della storia ci si sarebbe potuti attendere di più. 3,5/10.
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