Regia di Pablo Berger vedi scheda film
A dirigere Abracadabra è il regista, sceneggiatore e direttore della fotografia basco Pablo Berger. Laureato alla New York University, Berger è noto in tutto il mondo per aver diretto uno dei titoli più originali del cinema europeo del XXI secolo: la coproduzione franco-spagnola Blancanieves, premiata con 10 Goya nel 2013. Nominato nel 2015 Cavaliere dell'Ordine delle Arti e delle Lettere dal governo francese, Berger ha esordito come regista nel 2003 con Torremolinos 73. Abracadabra, sua terza fatica, ha al centro l'ipnosi. La scelta è così spiegata da Berger: "“Ho visto il mio primo spettacolo di ipnosi in un piccolo locale più di trent'anni fa. Ci ero andato con un amico assolutamente scettico, che però si offrì volontario per partecipare. Con mia sorpresa, e soprattutto con la sua, venne ipnotizzato all'istante, come un fulmine. Da quel momento ci credo (I'm a believer), proprio come la canzone dei Monkees".
Protagonista di Abracadabra è l'attrice Maribel Verdú, già diretta da Berger in Blancanieves. La Verdú interpreta Carmen, costretta a far da casalinga per volere del marito Carlos (sebbene quando si erano conosciuti, venticinque anni prima, lei facesse l'estetista in un salone di bellezza). Ormai da alcuni anni Carmen è invisibile ai suoi occhi, probabilmente lui non si accorgerebbe nemmeno se si fosse fatta la plastica al naso o tinta i capelli di blu. Lei ama ballare, ma non ricorda nemmeno più l'ultima volta che l'ha fatto. La figlia adolescente, Toñi (impersonata da Priscilla Delgado), è la sua unica gioia, ma non la vede quasi mai, perché lei è tutta presa dall'essere una ribelle a tutti i costi. Carmen è una brava donna, ma è depressa e non lo sa. Vive con la famiglia nel quartiere meridionale di Madrid, un labirinto di casermoni con mille finestre e mille storie.
Carlos ha il volto dell'attore Antonio de la Torre, l'apprezzato protagonista di titoli come Che Dio ci perdoni e La vendetta di un uomo tranquillo. Carlos vive per il Real Madrid. Non si considera spagnolo, bensì un tifoso di Madrid. È geloso, anche se non presta alcuna attenzione alla sua Carmen. La sua debolezza è semmai la figlia che, consapevolmente, sfrutta il suo ascendente per ottenere da lui qualsiasi cosa. Carlos fa il muratore da anni. Prima ha fatto l'operaio, il corniciaio, il piastrellista… adesso manovra una gru. Gli piace il suo lavoro, perché gli permette di star seduto tutto il giorno, senza muoversi… spostando le cose. Nutre però un incredibile odio per Pepe, il cugino di Carmen che non sopporta.
Pepe è portato in scena da José Mota, comico spagnolo molto noto in patria. Benché abbia ampiamente passato i quaranta, Pepe vive ancora con i genitori. Dorme ancora nel letto a castello che divideva con il fratello, prima che questi se ne andasse a vivere da solo. Sin da bambino è innamorato della cugina Carmen. Lei lo sa. E lo sa anche suo marito, a cui non va a genio. Ha studiato elettronica ma lavora nella sicurezza di un supermercato. Indossare un'uniforme lo fa sentire importante, ma quello che gli piace di più del suo lavoro è portare a casa gli yogurt scaduti alla fine della giornata. È ossessionato dall'illusionismo sin da quando, all'età di cinque anni, aveva visto Uri Geller piegare un cucchiaio in televisione. Conserva ancora, come una reliquia, quello che lui riuscì a piegare quel giorno. La gente si mette a ridere solo a vederlo".