Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
In un remoto futuro, dopo un terribile conflitto che ha definito nuovi equilibri nel sistema solare, vi è una immensa città sulla terra ridotta al servizio di un'altra città, sospesa in aria sopra di essa, di nome Zalem. Gli abitanti di Zalem utilizzano la città sottostante - un "calderone" nel quale uomini e cyborg dotati di coscienza cercano in qualche modo di sopravvivere - anche come discarica. Qui Ido, un tecnico specializzato in riparazione di androidi, trova un robot privo degli arti e parte del busto, ma ancora funzionante, lo inserisce nel corpo meccanico che aveva preparato per la figlia morta precedentemente, e le dà il nome della stessa, Alita. Il robot, dallo spirito di una ragazza adolescente e dalle conoscenze di una formidabile guerriera, non ricorda nulla del suo passato, ma gli eventi successivi l'aiutano in ciò. Prodotto di fantascienza tratto da fumetto giapponese (che non conosco), mi è piaciuto. Dopo una breve introduzione, che presenta la situazione terrestre nella metà del terzo millennio, ed il rapporto tra le due città, pur senza scendere nei dettagli, il regista inizia a raccontare la storia di Alita, la quale prende subito coscienza delle proprie capacità. Pur rimanendo grata ed affezionata ad Ido, s'impegna per scoprire la verità sulle proprie origini - che apprende essere legate alla vicenda del conflitto con una forza extraplanetaria - e difendersi dalle molte aggressioni. Le è, contestualmente, inevitabile - data la sua indole di giovane ragazza - innamorarsi di un giovane uomo, il quale però non è completamente sincero con lei. Se Alita, pur nelle sue molte sfaccettature, è un personaggio semplice, ben più complesso è Ido. Il "dottore dei robot" è animato da sentimenti contrastanti. Da un lato, è dell'idea di concedere autonomia ad Alita; assecondarla nella ricerca delle proprie origini e permetterle di utilizzare a fondo le proprie capacità, nella condivisione di un ideale di libertà ed affrancamento. Quest'impulso è frenato da un altro, molto meno razionale. Avendo perso la figlia, Ido volge il suo istinto paterno verso Alita, tentando di proteggerla dai molti pericoli e macchinazioni della città. Questo film me ne ha ricordato un altro, Ghost In The Shell, visto circa un anno e mezzo prima. Quest'opera, anch'essa tratta da manga, è permeata da un'atmosfera molto più cupa; storia e personaggi inducono ad una riflessione sulla natura e sul libero arbitrio della macchine. In "Alita" questo aspetto passa in secondo piano. Pur essendoci dissidi tra uomini, robot, cyborg, mezzi-uomini, etc., tutti sembrano riconoscersi reciprocamente come dotati di coscienza; la vivacità delle ambientazioni, il ritmo serrato, la varietà dell'azione mostrano come il principale interesse del regista sia l'intrattenimento. Ma ciò, per quest'opera, non è un demerito. Sia le sequenze di combattimento, sia quelle che mostrano uno sport, futuristico e violento, futuro "oppio del popolo", sono ottimamente realizzate; parimenti, le ambientazioni sono evocative, gli effetti notevoli, e la protagonista, alla quale le movenze sono date dall'attrice Rosa Salazar, perfettamente animata. La storia, pur non essendo originale nelle premesse, ha un'evoluzione interessante. Peccato rimanga in sospeso, e non siano previsti seguiti di qui a breve. Molte domande rimangono senza risposta, e lo scontro tra Alita, e quello che sembra il vero "cattivo" è appena accennato. Sperando nell'episodio successivo, non posso che ribadire di essere stato soddisfatto dalla visione.
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