Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
Nel 2563 (o giù di li), uno scienziato riparatore di cyborg scopre, tra i rifiuti di una discarica posta nel mondo di sotto destinato ai vinti e alle fecce, i pezzi di una donna robot ancora "riparabile". Sistemata nel fisico, ribattezzata Alita, la macchina tenta a poco a poco di ricordare i tratti salienti della sua precedente esistenza, scoprendosi dotata di una aggressività ed una tecnica di combattimento decisamente sopraffine e da professionista degna della miglior squadra di cacciatori di taglie: alla quale, suo malgrado, la ragazza finisce per unirsi. Sarà proprio la ragazza l'elemento determinante per far fronte alla distruzione perpetrata dal fagocitante mondo superiore di Zalem, orbitante sopra la base terrestre considerata ormai un territorio ospitante rifiuti di ogni genere, umani, cyborg e inanimati.
Da una idea derivata da un manga famodo di Yukito Kishiro, ed una produzione nata sotto l'egida milionaria di James Cameron, che tuttavia ha declinato lo scettro di regista - in quanto perennemente impegnato sui seguiti sempre procrastinati del sin troppo mitizzato Avatar - a favore dell'ambizioso e versatile cineasta cinquantenne Robert Rodríguez, Alita, girato in buona parte (soprattutto quando incentrato sulla fisionomia della protagonista) con la tecnica ormai prossima alla perfezione della "performance capture", non racconta nulla di veramente straordinario, ma regala due ore di sano intrattenimento adrenalinico e rocambolesco, catapultando lo spettatore entro un luna park virtuoso ove nulla è veramente sensazionale, ma almeno piacevole a vedersi.
Tra gli interpreti, più che Rosa Salazar, letteralmente fagocitata dall'effetto speciale, più che il manierato come al solito Christopher Waltz, resta alla memoria la performance (e la classe da prima donna) della sempre stupenda Jennifer Connelly, statuaria e sexy più che mai in un ruolo di contorno e da poche pose della ex fidanzata dello scienziato ricostruttore di cyborgs, passata a sostenere la causa della città orbitante dei vincenti: una parte solo apparentemente di contorno, che tuttavia non passa inosservata per la grande prestanza fisica e la classe innata della splendida interprete.
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