Regia di Robert Rodriguez vedi scheda film
Sino alla fine del 2017, ero un lettore di fumetti, poi complice un calo della passione e la nascita di nuovi interessi, ho smesso da oltre un anno di comprarli del tutto e di tanto in tanto rileggo quelli vecchi se ho voglia. Alita di Yukito Kishiro è stato uno dei primi fumetti di un certo spessore che ho letto, tanto da proseguire anche con il sequel Last Order (che a differenza di molti non ho disprezzato), poiché ritrovavo in tale lavoro, molti spunti ed interrogativi interessanti e per questo attendevo la trasposizione in live action di questo fumetto da un po' di tempo quando seppi che Cameron aveva ottenuto i diritti dell'opera. Ma tra immersioni sottomarine e Avatar vari, alla fine non si è concretizzato mai tale sogno ed infine decise di affidare il progetto a Robert Rodriguez, mentre lui si riservava il ruolo di produttore e sceneggiatore.
Il nome di Rodriguez fece calare le mie aspettative di molto, poiché per qual poco che ho visto, risulta essere un regista senza alcuna sensibilità per una storia del genere ed i risultati si vedono tutti.
Alita è una storia di una cyborg alla ricerca del suo passato, vagando in un mondo desolato e arrugginito, della città discarica, dove quasi tutti lavorano per la Factory, che spedisce la merce a Salem, città sospesa che in molti anelano di raggiungere, la quale però risulta un obiettivo impossibile da afferrare, causando così enorme sofferenza verso tutti gli abitanti che la guardano dal basso verso l'alto. Alita quindi è un fumetto che tratta di ricerca del proprio passato, ingiustizia sociale, lotta di classe, criminalità e cibernetica; in tutto questo la protagonista che si ritrova a nuova vita, ha una possibilità di scegliere tra il poter far del bene dando risalto al suo lato di "angelo", oppure di seguire la sua indole di "guerriera" della battaglia; non sono necessariamente due scelte nette e separate; anzi, nel corso dell'opera la protanista capirà che entrambe le cose necessariamente coesistono e che la difesa di ciò che le é di più caro, necessita anche delle sue notevoli doti di letale guerriera, portando quindi la riflessione su un piano più profondo, cioè quando, in che circostanze e contro chi usare la propria forza.
Come avete capito, Kishiro aveva imbastito un'opera niente male, che per qualcuno riproposta oggi sembra già vista, ed invece pur non essendo nulla di nuovo già ad inizio degli anni 90', aveva una grande potenza nella narrazione, nei personaggi e nel suo stile di disegno.
Cosa è rimasto del soggetto base bel film? Nulla, se non il titolo e l'incipit. Subito uno spettatore attento capisce che il film non chiuderà tutte vicende narrate, quando dopo 20 minuti circa, vede che il regista e gli sceneggiatori, hanno aperto troppe linee narrative, con il risultato che o il tutto si concluderà frettolosamente, oppure come nel caso di questo Alita, alcune cose resteranno in sospeso per un eventuale seguito, che stando agli scarsi incassi non ci sarà quasi sicuramente, dando l'impressione di aver visto un film pilota di una serie tv, poiché il tutto si conclude con un cliffangher marcato e almeno un due-tre linee narrative lasciate totalmente in sospeso.
Uno potrebbe anche passarci sopra al fatto che oramai da ogni cavolo di blockbuster oramai si deve tirare fuori un franchising e nulla si deve più concludere (nonostante la pellicola duri due ore e venti!), se la storia fosse narrata in modo interessante ed accattivante, ed invece la grossa delusione sta proprio in questo.
La produzione sceglie un tono molto teen nella narrazione, quindi tanto per cominciare la città discarica che nel fumetto puzzava di ruggine e sporcizia in ogni vignetta, ha una bella ripulita nell'estetica con una patinatura marcata. Sequenze con il motorball praticato per strada sembra la classica scena da campetto di periferia americano e quando Yugo ed Alita vanno a vedere la partita professionistica di Motorball, sembrano due teenager di 16-17 anni che vanno ad assistere ad un concerto dell'ultima Rock Band modaiola americana.
Yugo da essere debole, anoressico e sicuramente non troppo bello, è diventato il classico belloccio figaccione che conquista Alita con un solo sguardo, diventando protagonista di un'anonima quanto nauseante storiellina adolescenziale con la cyborg (che ne esce tremendamente banalizzata), condita con un linguaggio fatto di continui "figo" e "figata", combinati con sequenze dove entrambi declamano il proprio amore con espressioni francamente imbarazzante, toccando l'apice del ridicolo della sequenza dove Alita si dice disposta a dare in sacrificio il suo cuore di ferro per lui (si può nel 2019 scrivere ancora robaccia del genere?).
Oltre ad una messa in scena poco personale, già vista e ripulita, la nota dolente del film sono i dialoghi, i quali o risultano essere degli spiegoni didascalici scritti in modo pigro, oppure scialbe quanto vuote parole, che servono solo per riempire il copione, non aggiungendo niente di nuovo nella caratterizzazione dei personaggi, facendoli sembrare così o troppo melensi nelle sequenze amorose, oppure troppo spacconi e tamarri, nel loro voler essere machi e fighi ad ogni costo, con esiti abbastanza disastrosi, specie per Alita, continuando così a non dare una motivazione adeguata ai repentini cambiamenti di motivazioni dei personaggi (specie Alita e Chiren).
La regia di Rodriguez non brilla certo per inventiva, né riesce ad amalgamare insieme le varie componenti di questo mondo (il motorball si lega per niente alla macro-storia principale), né di dare una vita credibile ad esso, con personaggi sullo sfondo che semplicemente camminano per strada in bermuda e canottiera, come se stessero su una spiaggia soleggiata di Miami, sprecando in questo modo, anche le scenografie "realistiche" senza perdersi in un'orgia di CGI, come molti blockbuster.
Le scene d'azione le ho trovate ben dirette, raggiungendo l'apice nel duello tra Alita e Grewiska, nelle fogne, anche se a lungo andare diventano ripetitive nelle continue pirolette e volteggiamenti della protagonista, dando poco spazio alla componente prettamente fisica delle "arti-marziali", di cui Alita dovrebbe essere grande esperta ed invece dà ben poco sfoggio. Ho apprezzato invece il martellone del Dottor Ido, che per alcuni potrà sembrare kitsch e fumettistico, ma a mio avviso, dona un tocco sia di originalità visiva al film (non credo di aver mai visto al cinema un'arma del genere) e contribuisce a dare un po' di caratterizzazione anche esteticamente, ad un personaggio sin troppo trattenuto e normalizzato rispetto al fumetto (purtroppo Waltz sprecatissimo nonostante fosse adatto a tale personaggio, cge per come scritto lo penalizza molto, poiché non è un attore che sa' offrire molto in ruoli così dimessi).
Stesso destino di Waltz anche per Conelly e un Mahershala Alì, che oramai ci troviamo in ogni film, senza abbia dimostrato nulla.
Conclude dicendo che a mio avviso è un'occasione persa (l'ennesima) e uno spreco enorme di un soggetto interessante. Rodriguez senza anima e senza cuore, Cameron si dimostra uno sceneggiatore scadente, con dialoghi imbarazzanti, costruzione dei personaggi inesistente, gestione caotica delle troppe linee narrative aperte (non si capisce che direzione voglia prendere il film) e un terzo atto del film orribile. L'unico motivo di interesse risiede negli effetti speciali adoperati più scientemente rispetto a tutti i blockbuster odierni che pigramente si perdono in orge di CGI invadente ed un lavoro sbalorditivo sul viso della protagonista, che al momento si dimostra essere il miglior personaggio mai fatto in digitale.
Se volete altro e non vi interessa vedere Cameron sperimentare soluzioni effettistiche per i suoi seguiti di Avatar, lasciate perdere la visione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta