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Casablanca

Regia di Michael Curtiz vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Casablanca

di laulilla
9 stelle

Mi sembra un film adatto per questo inizio d'anno, in cui, nonostante l'oscurità sia ancora fitta e nasconda forse insidie e temibili colpi di coda, è vivo nei cuori l'auspicio che il peggio si possa lasciare alle spalle.

 

Magnifico film, tra i più famosi della storia del cinema, probabilmente il più grande dei film propagandistici che orientarono l’opinione pubblica americana a favore dell’intervento militare degli USA contro i nazisti (1943) decisivo nel capovolgere le sorti del secondo conflitto mondiale poiché, insieme alla tenace resistenza russa, determinò la sconfitta della Germania hitleriana.


Casablanca è anche il doloroso racconto dell’amore impossibile fra i due protagonisti, Rick e Ilsa (memorabilmente interpretati da Humphrey Bogart e Ingrid Bergman), che si erano conosciuti e profondamente amati a Parigi, quando Ilsa era (o  credeva di essere) la giovane vedova di Victor Lazlo (Paul Henreid), antinazista cecoslovacco, dato per morto dopo essere stato rinchiuso in un campo di concentramento, dal quale, invece, era riuscito a fuggire.
Rick, americano con passato da combattente per la libertà, a fianco dei repubblicani spagnoli, viveva nella Parigi occupata dai nazisti dal 1940 e soggetta al regime collaborazionista di Vichy. Come tutti gli oppositori politici, anche Rick avrebbe voluto raggiungere gli Stati Uniti, ma l’operazione non era tra le più semplici, poiché era necessario muoversi lungo i confini degli stati europei occupati per raggiungere Lisbona, luogo dell’imbarco aereo verso il continente americano dal Marocco francese, che era formalmente libero dai tedeschi, anche se non completamente fuori dal loro controllo.

 

Il sogno dei due innamorati di arrivare insieme in Marocco non si era realizzato: Ilsa infatti non aveva raggiunto Rick alla partenza da Parigi, nonostante l’accordo, e le sue parole, affidate a un biglietto di spiegazioni, erano state cancellate dalla triste pioggia battente che aveva accompagnato il tristissimo viaggio solitario di lui.


Profondamente deluso, Rick si era messo a gestire a Casablanca un locale notturno, crocevia di traffici di vario genere, luogo di incontri e di scambi, dove, clandestinamente, i perseguitati politici riuscivano a ottenere, da equivoci intermediari, le lettere di transito indispensabili al volo per Lisbona. La sua amarezza sembrava averlo trasformato in un uomo sfiduciato e indifferente all’amore, ma anche agli ideali politici nei quali aveva creduto: pareva preoccuparsi, ormai, soprattutto di dimenticare il passato, e di mantenere un’aura di neutrale e tranquilla rispettabilità nel proprio locale, sempre più insidiato dalla presenza di spie naziste e di collaborazionisti occhiuti e diffidenti, come il capitano Renault (Claude Rains).

 

A Casablanca, infine, Ilsa era arrivata col ritrovato marito Victor, braccato dalla Gestapo. Le lettere di transito, necessarie ai due coniugi per mettersi in salvo, erano finite – dopo l’uccisione dell’intermediario – nelle mani di Rick.
L’incontro al Rick’s Café Americain fra i due ex amanti era, dunque, inatteso e inevitabile, ed era stato preceduto, in uno dei momenti più belli del film, dalle note evocative della canzone che li aveva accompagnati nei momenti felici dell’ amore parigino e che Sam(Dooley Wilson), il pianista, non aveva più suonato, per ordine di Rick.

 

 

 

L’emozione nasce per il continuo e struggente affiorare dei ricordi di un passato che non può morire, ma che ora si confronta con una realtà dura e difficile di cui tutti gradualmente ma inevitabilmente prendono coscienza.
Il dolore individuale, anche il più grande e straziante, era davvero poca cosa davanti all’immane tragedia che stava sconvolgendo l’Europa: ora più che mai occorreva che tutti, in un sussulto di dignità, comprendessero che era arrivato il momento di reagire con coraggio, e, all’occorrenza col sacrificio e la rinuncia. Quegli ufficiali tedeschi che nel Café Americain avevano, con la loro arroganza, provocato la reazione orgogliosa dei francesi inducendoli a intonare la Marsigliese, erano riusciti nel miracolo di aprire gli occhi a molti, anche a Rick, che ormai vedeva con chiarezza il proprio futuro necessariamente senza Ilsa, che sarebbe partita col marito alla volta di Lisbona, anche se nulla avrebbe cancellato dal suo cuore Parigi e l’amore che lo aveva legato a lei.

 

 

 

Film capolavoro, la cui visione, per quanto reiterata, riesce ogni volta a coinvolgerci e a commuoverci sia perché il regista sa dosare con perfetto equilibrio le situazioni diverse dei temi principali del film - quello amoroso dei ricordi incancellabili e quello politico - sia per la grandezza degli interpreti: composto nel suo dolore Humphrey Bogart, lucido e tenero Rick, avvolto nel suo mitico trench dal bavero rialzato, protetto dal suo cappello scuro (se ne ricorderà nel ’54 Billy Wilder), o chic con lo smoking nel suo bar.

A lui degnamente si affianca la bellissima e giovanissima Ingrid Bergman, perfetta nel ruolo non facile della soave e tormentata Ilsa. Degna di nota anche la performance di Claude Rains, nei panni scomodi dell’ambiguo Renault, costretto dalle circostanze a giocare il ruolo odioso della spia-trasformista che preferirà infine gettare nel cestino della spazzatura... l’acqua di Vichy! Come dargli torto?

 

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