Regia di Michael Curtiz vedi scheda film
Spy story e storia d’amore, dramma storico e vicende private, la malinconia è l’accordo dominante, intride di sè la fragilità di uomini in balia delle leggi della Storia, segna caratteri e sottolinea, per contrasto, la loro capacità di eroismo.
Una voce fuori campo da notiziario cinematografico d’epoca, un mappamondo ruotante, quindi una mappa che segna il percorso da Parigi a Marsiglia, Orano e infine Casablanca.
Da lì, dice la voce, chi riusciva partiva per Lisbona e quindi s’imbarcava per l’America,“la libera America”, naturalmente (il cinema hollywoodiano non rinuncia mai all’autoincensamento, ma per quei tempi c’era poco da scegliere).
Questo è l’inizio e l’antefatto storico (l’Europa devastata dal nazismo) è costruito in pochi fotogrammi, la sintesi è uno dei pregi di Casablanca.
Il set farà ora base, per circa due terzi della durata, nel Rick’s Café Americain, uno di quei microcosmi di avventurieri, fuorusciti antifascisti, ricchi profughi, poliziotti francesi con pochi scrupoli, piccoli scippatori, “segnorine” in cerca di polli da spennare di cui pullulava l’Europa dei fascismi e della guerra.
La scena iniziale fu realizzata da un famoso collega di Curtiz, Don Siegel, successivamente autore di “L’invasione degli ultracorpi” e “Fuga da Alcatraz”.
Zona franca, o quasi, nel Marocco protettorato francese, dove i nazisti arrivavano più da avventori che da dominatori, provavano ad intonare le loro marce di morte ma dovevano arrendersi al coro dei clienti che ribatteva a gran voce con la Marsigliese, e il clima reazionario del regime di Vichy si avvertiva annacquato (la bottiglia di Vichy Water che il capitano Renault butta nel cestino sul finale del film non poteva essere più emblematica).
Il Rick’s Café è il luogo in cui la straordinaria storia d’amore di Richard e Ilsa ritroverà la strada perduta un giorno alla stazione di Parigi, dove lui, in fuga dai nazisti che marciano sulla città, aspetta la donna che non arriverà, e la pioggia cadrà sul biglietto sciogliendo l’inchiostro “Richard, I cannot go with you or ever see you again.You must no ask why…..”.
Il lungo flash back nella Parigi alla vigilia dell’occupazione ci dà la misura dell’amore fra i due protagonisti, prefigurando anche il loro destino di separazione, affidato ad un treno allora, ad un aereo che vola in America alla fine.
Casablanca (1942): Dooley Wilson, Humphrey Bogart
Rick ora è il proprietario del Cafè Americain a Casablanca, un Humphrey Bogart elegantissimo, smoking dal taglio impeccabile, sigaretta sempre accesa, sguardo di ghiaccio e battuta micidiale (“Ieri erano solo due impiegati tedeschi, oggi li chiamano già eroi” dice dei due funzionari assassinati da Ugarte per le preziose lettere di transito di cui Rick entrerà fortunosamente in possesso).
In questa realtà di frontiera, il nostro eroe vive in equilibrio col mondo che lo circonda, mentre un perfetto self control gli consente di arginare incursioni nel suo mistero, dove le ombre lunghe di un passato che gli ha meritato l’odio nazista sono accuratamente tenute nascoste dalla patina di dandy déraciné che si è costruita. Ha un solo, vero amico, ed è Sam, il pianista nero che l’ha seguito da Parigi, portando le valigie e il messaggio di Ilsa, mentre la pioggia infradiciava l’impermeabile di Boogie.
E’ lui a riconoscere Ilsa, che entra nel locale vestita di bianco insieme a Victor Laszlo, eroe della resistenza cecoslovacca, il marito allora creduto morto e miracolosamente rientrato nella sua vita in quei giorni a Parigi, quando esplode e dovrà essere sacrificato l’amore per Rick.
Casablanca (1942): Ingrid Bergman, Humphrey Bogart
Siamo ora nel clou del film, tutto porta lì, in un’attesa che si scioglie nell’incontro, nel riconoscimento, nella musica.......
“Play it, Sam. Play "As time goes by" ………”Non ricordo signora. Mia testa un poco stanca” dice Sam, ma Ilsa, “Su, te l'accenno io. Da-dy-da-dy-da-dum, da-dy-da- dee-da-dum...” eSam comincia a suonare.
“Canta Sam” sussurra Ilsa, e Sam “ You must remember this / A kiss is still a kiss / A sigh is just a sigh / The fundamental things apply / As time goes by. / And when two lovers woo, / They still say, "I love you" / On that you can
…”
Ma Rick,arrivando, “ Sam, Non ti avevo detto di non suonarla più?”…
Si riconoscono. Siamo allo scioglimento di tutti i nodi.
Victor e Isla hanno bisogno di quelle lettere di transito per salvarsi, Rick le ha nascoste nel piano di Sam e il capitano Renault non le ha trovate nella perquisizione del locale (“Colpa mia che non amo la musica!” esclama quando le scopre, aggiungendo una pennellata al clima di divertita leggerezza che spesso aleggia nelle scene del film e che Claude Rains sa bene come dosare), l’amore riesplode come una volta, ma le tempeste della Storia non consentono a piccoli uomini di vivere nei sogni (“I problemi di tre piccole persone come noi non contano in questa immensa tragedia”).
Le lettere salveranno la coppia e Bogart darà l’ultimo tocco alla figura dell’eroe solitario e romantico
( “Avremo sempre Parigi”) che rinuncia alla donna ma non ai suoi ideali.
Film leggendario, Casablanca è frutto di un artigianato cinematografico come poche volte capita d’incontrare.
Girando con ogni sorta di problemi e ristrettezze, alle prese fino all’ultimo con la decisione fra quattro finali diversi, Michael Curtiz, con la collaborazione di Julius e Philip Epstein e Howard Koch, famosi per la sceneggiatura ricca di battute memorabili del testo teatrale di Murray Burnett e Joan Allison, Everybody Comes to Rick's, mai messo in scena, dà un piglio leggero all’insieme senza nulla togliere all’ intensità delle emozioni, miscela con misura gli ingredienti attraverso l’uso sapiente del montaggio alternato,fa convivere in giusto dosaggio spy story e storia d’amore, dramma storico e vicende private.
La malinconia è l’accordo dominante, intride di sè la fragilità di uomini in balia delle leggi della Storia, segna caratteri e sottolinea, per contrasto, la loro capacità di eroismo.
"A questa storia manca ancora il finale" dice Rick a Ilsa.
Il finale saranno le otto nomination e i tre Oscar per miglior film, regia e sceneggiatura non originale che Casablanca ha ricevuto nel ’44.
Oggi è al terzo posto nella classifica mondiale dei capolavori cinematografici.
www.paoladigiuseppe.it
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Suonala ancora, Yume...
"You must remember this / A kiss is still a kiss / A sigh is just a sigh / The fundamental things apply / As time goes by. / And when two lovers woo, / They still say, "I love you" / On that you can ......che storia, ragazzi!
Ciao Paola, complimenti per la bella analisi di questo classico del cinema mondiale con la C maiuscola. Tempo fa ne feci una playlist in cui, oltre a ricordare il ruolo di Mito assoluto del film per diverse generazioni di spettatori, provavo a delineare un dibattito critico sulla pellicola: in effetti una parte della critica contemporanea sostiene che Casablanca sarebbe un capolavoro, dunque uno dei più grandi film della storia (e l'American Film Institute l'ha messo al terzo posto nella lista dei migliori film americani, come ricordavi anche tu), mentre rimangono le posizioni assai limitative di critici come Umberto Eco, che citai nella mia play, che sosteneva in un saggio in inglese che: "aesthetically speaking (or by any strict critical standards) Casablanca is a very mediocre film. It is a comic strip, a hotch-potch, low on psychological credibility, and with little continuity in its dramatic effects". Ora provo a riassumere il mio punto di vista: il film è ancora godibilissimo al giorno d'oggi per l'intelligente miscela di generi come il dramma spionistico, il film sentimentale, il film noir e perfino il dramma legato alla guerra in corso; gli attori sono spettacolari e archetipici (grandi sia Bogart che Bergman, ottimo anche Paul Henreid, ingiustamente sottovalutato da alcuni, Claude Rains ecc.), c'è un'indubbia componente propagandistica che però secondo me non danneggia il film, e la scena in cui si canta la Marsigliese rimane profondamente emozionante... Tuttavia, dopo averlo visto molte volte e saperlo ormai quasi a memoria, devo ammettere per onestà che non trovo il film davvero impeccabile: la sceneggiatura ha qualche difetto soprattutto nella seconda parte, alcune scene sentimentali tendono un pò troppo alla lacrima facile, la scena in cui la Bergman ricatta Bogart con una pistola fa pensare quasi ad un romanzo d'appendice... e la regia di Curtiz è certamente abile, funzionale alla storia, ma manca di qualcosa nell'ordine visivo: complessivamente è un pò anonima, non ci sono inquadrature originali o memorabili come nei film girati in quegli anni da Hitchcock, per non parlare di Welles... Curtiz era un bravo "studio-man" ma non un autore, e probabilmente quando girò questo copione non si pose particolari problemi sulla resa visiva, anche perchè sappiamo che fu una lavorazione molto travagliata... Ti sarei grato se potessi integrare il mio intervento con un tuo parere sugli aspetti del film di cui ho parlato. saluti, stefano
Ciao Stefano, ti ringrazio per le osservazioni puntualissime che fai.Come non essere d'accordo? Qualche cedimento sul sentimentale spinto, qualche scivolata nel mélo, insomma Curtiz non è da annoverare nell'Olimpo dei grandi, nessun dubbio. Però, a torto o a ragione, Casablanca ha fascino, saranno gli attori, saranno certi momenti della storia, come dici bene, saranno le sue imperfezioni, per me e qualche altro le cinque stelle ci saranno sempre, nonostante Umberto Eco :))
ciao ragazzi...Rivisto ieri sera...canale rai...ma nessuno lo restaura?? sonoro orrendo!! 4 o 5 stelle è il mio dubbio..poi penso:.uno dei film che tutti conoscono, entrato di diritto nelle leggenda del cinema, la storia che ha avuto il film in 60 anni ....la Bergman..Bogart...= 5 stelle! al diavolo i difetti : )
Commenta