Regia di Fenar Ahmad vedi scheda film
C'è del nuovo marcio in Danimarca, ma non viene dalla Danimarca.
Uno scialbo film sul tema della vendetta, che non aggiunge nulla - ma proprio nulla, nulla, nulla! - di originale alle pellicole del genere, se non l'ambientazione nella Danimarca delle comunità di immigrati extracomunitari di oggi.
La nuova malavita danese è stata scalata da feroci immigrati iracheni che evidentemente hanno superato in crudeltà i locali; gli altri esponenti della comunità di immigrati vi partecipano a vario livello, o vivono ai margini della società civile. E quando il protagonista, un cardiochirurgo di successo, l'unico ad avere raggiunto una posizione socialmente rispettata, si ritrova col fratello piccolo delinquente ammazzato dai suoi compari di malaffare, scopre che le indagini di polizia, dirette da un barbuto commissario immigrato pure lui, non sembra avere grande interesse a risolvere il caso, per farsi giustizia da sé torna a quelli che appaiono essere i modi atavici della sua gente: forza, violenza, vendetta.
Il resto è inutile raccontarlo, perché di una scontatezza e banalità mortale.
In una scena secondo me chiave, il protagonista, a casa del padre, uno spregevole parassita che non ha mai lavorato vivendo dei generosi sussidi dello stato danese, rimproverato per non avere saputo badare al fratello, scosta la tenda della finestra e gli chiede: "Ti sembra che sia l'Iraq questo?".
La risposta del regista (non so quanto consapevole o meno) sembra essere: no, non è l'Iraq, ma non è nemmeno la Danimarca, è il mediooriente trasportato in Europa.
Ho scritto: non so quanto consapevole o meno. Perché non ho capito le effettive intenzioni del regista. Forse voleva semplicemente offrire uno scenario moderno a una storia di vendetta. (e, del resto, il film comincia con la scena di una rapina in banca: ma chi oggi, a Copenaghen, organizza ancora rapine in banca?)
Sarebbe ora di cominciare a interrogarsi sulle profonde conseguenze sociali che comporta un massiccio afflusso di immigrati nelle nostre società. L'immagine che offre questo film nordico (insieme al migliore "In ordine di sparizione" col compianto Bruno Ganz) è di una società parallela, impermeabile alle nostre regole di convivenza civile. Una presenza pericolosa, quando non mortale.
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