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La banda del Trucido

Regia di Stelvio Massi vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su La banda del Trucido

di FABIO1971
4 stelle

"A Monnè, oggi so' stata ar comune".
"Embè?".
"Le carte so' pronte".
"E se le carte so' pronte perchè nun te ce pulisci er culo?".
[Nicoletta Piersanti e Tomas Milian]

Roma: la malavita organizzata rende la città invivibile, mentre i poliziotti che tentano di stroncarne i crimini vengono massacrati senza pietà. Il nuovo responsabile dell'Antirapina, il commissario Ghini (Luc Merenda), con l'aiuto del suo assistente Marchetti (Massimo Vanni) e degli uomini della sua squadra, tenta con ogni mezzo di opporsi ai sequestri di persona, alle rapine e agli attentati che terrorizzano la popolazione. Per scoprire, però, dove si nascondono il sanguinario boss Antonio Lanza (Franco Citti) e un'altra temibile coppia di criminali, il siciliano Belli (Elio Zamuto) e Romolo Tocci (Domenico Di Costanzo), che stanno progettando un furto di gioielli, il commissario Ghini è costretto a rivolgersi a Er Monnezza (Tomas Milian), un ex-criminale che si è ritirato a vita privata con fidanzata e figlioletto e si è aperto una trattoria. "Memorabile" (e programmatica) la sua entrata in scena mentre "accoglie" nel suo locale "La Pernacchia" una coppia di clienti milanesi:
"Senti te, me lo trovi un tavolo? Oh, dico a te, me lo trovi un tavolo?".
"Perchè, te non te lo sai cercà?".
"Ma senti che volgare questo pirla".
"Pirla? Aoh, a brutto stronzo, pirla ce sarai te e quella zozza, fracica, sfaciolata, rotta in culo de tu' moje, hai capito?".
Ma Monnezza non ha abbandonato del tutto la propria attività criminale, riciclandosi, in attesa di tempi migliori, come "insegnante" di una spiantata comitiva di giovani aspiranti rapinatori (omaggio, greve e svaccato, a I soliti ignoti):
"Passamo alla lezione del furto della pelliccia. Te, a Cicà, che dici sei il primo della classe, quanno che devi solà 'na pelliccia, 'ndo vai?".
"Dal pellicciaio...".
"Ecco, poi dici che uno te boccia".
"Perchè?".
"Perchè li pellicciari oggi stanno tutti in campana. Se volete rubà 'na pelliccia, ricordateve, oggi l'unico posto è dar parrucchiere! Lo volete fa' lavorà er cervello, eh? Perchè si volete fa' i pistoleri, vuol di' che nun siete degni de appartenè alla nostra federazione. Questa: Federazione Italiana Gratta Antiviolenza. Non dovemo adoperà le pallottole, dovemo adoperà queste: le palle! Insomma, bisogna seguì l'esempio dei nostri padri, der padre de mi' padre, der padre de tu' padre e via via fino all'anima de li mortacci de tu' nonno! Evviva la F.I.G.A.!".
"Evviva!".
"Evviva pure er culo!".
"Evviva!".
"Oh! E che cazzo!".
Grazie all'unione con Monnezza, che ha un conto aperto da regolare proprio con Belli, il commissario riuscirà a sgominare i pericolosi malviventi.
Secondo capitolo delle avventure del trucido Monnezza, qui affiancato da Luc Merenda, scritto dallo stesso regista Stelvio Massi insieme a Dardano Sacchetti (ma è accreditata anche sua moglie Elisa Briganti, mentre Milian inizia proprio da La banda del trucido a scrivere i dialoghi del suo personaggio): rispetto all'episodio precedente, Massi propone alcune sequenze più spettacolari (l'inseguimento e la sparatoria nel deposito degli autobus) e si affida ad un cast più ispirato (con l'eccezione di un troppo "compassato" Luc Merenda, notevole soltanto quando, ammanettato, si esibisice in un poderoso ed improvviso calcio rotante sulla faccia di Citti), a partire dal terzetto di cattivi, capeggiato, seppur in una breve apparizione, da Franco Citti, fino ad arrivare a Mario Brega (doppiato, però, da Glauco Onorato) nei panni del questore, ai giovani delinquenti Paolo Bonetti (Ranocchia) e Corrado Solari (Cicala), fino a Nicoletta Piersanti (la compagna, molto "in carne", di Monnezza) e alla splendida Imma Piro (la moglie di Ranocchia). Migliori anche la colonna sonora, curata ancora da Bruno Canfora, e la fotografia di Franco Delli Colli, ma dove il film supera realmente il predecessore è nell'assoluta, rozza e dirompente volgarità dei dialoghi, che lo affossano definitivamente nell'odioso baratro del becerume all'amatriciana di cui Milian si dimostrerà (grazie anche al doppiaggio di Ferruccio Amendola) "validissimo" esponente. Si parte (oltre, ovviamente, a quanto citato in precedenza), dai discorsi di Milian al figlioletto Monnezzino ("Hai capito, Monnezzì? Lo vedi che je tocca fa' a quello stronzo de tu' padre pe' essese fatto 'na pelle co' quella cicciona de tu' madre? Ah, non hai capito, amore? Eccome qua, sto a fa' lo schiavo"), per poi passare ad una esilarante sequenza tra Cicala ed il tassista che gli ha mandato in fumo una rapina ("Mecojoni, aoh! Nun c'andà più ar cinema, che De Niro v'ha montato la testa a tutti! Ve sentite tutti Taxi Driver, l'anima de li mortacci vostra!"). Però bisogna essere onesti fino in fondo, perchè un dialogo veramente (s)cult c'è, eccome se c'è. Si tratta della delirante telefonata tra Milian e il produttore del film Torna a casa Spermula, a cui la sua fidanzata Maria, aspirante attrice, si rifiuta di partecipare:
"Me scusi un po', ma è vero che la volete fa scureggià?".
"Sì, perchè?".
"Num me pare carino, no? Cioè, 'na bella...'na bella ragazza che se mette a scureggià ar cinema, nun me pare tanto carino".
"Ma è una trovata".
"Eh, appunto, come trovata fa un po' schifo, nun trova?".
"E allora rinunci alla parte".
"No, no, no, ma come? Lei alla parte ce tiene. E capirai, che rinuncia! Tutto dipende, no? Dipende... dipende... dalla paga, dottò! Quanto je date?".
"100 a posa".
"100 a posa? Ho capito... A Marì, so' 100 a posa".
"Nun ce vado! No!".
"E, senta... senta, ma quante pose so'?".
"5".
"5 pose? E quante scuregge deve fa'?".
"Una decina".
"10 scuregge? Ma come la pagate, a posa o a scureggia?".
"A posa".
"Ah, ho capito. E in più er cestino, dottò?".
"Certo".
"Ho capito. Senta... ma, vede, la donna mia è un'attrice, come se dice, quotata, ha capito? Lei me dà 100 a posa, nun se può fa' 150? Sinnò questa se vergogna e poi me tocca menaje, ha capito?".
"Ma le scuregge sono doppiate".
"So' doppiate? A dottò, insomma, si nun ho capito male, se tratterebbe che la donna mia viè lì, no? Se mette in posa, fa 'na decina de scuregge, voi je ripijate er culo ma er rumore nun se sente. Ho capito, sì, silenziose, insomma... Senta, dottò, famo così, guardi, così accontentamo tutti... famo così: l'attrice viè e mette er culo pe' centomila, poi arrivo io e je scureggio pe' 50, così armeno arrivamo a 150, dottò!".
La banda del trucido resta, comunque, un film di modesto spessore, irrisolto nel suo divagare tra le brutalità sanguinarie del poliziottesco e le trivialità dell'italica commedia(ccia) anni Settanta: ma il peggio (salvo rarissime eccezioni) dovrà ancora arrivare.

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