Regia di Maurizio Lucidi vedi scheda film
Un boss mafioso siculo spedisce un crocifisso gigante a una chiesa americana, presso un prete connazionale. Ma il crocifisso è zeppo di droga e il boss, ignaro del traffico e indispettito per lo sgarbo, ordina al nipote italoamericano di indagare e risolvere il problema.
Sulla falsariga dei successi dei primi due capitoli del Padrino di Francis Ford Coppola, ecco l'ennesima rivisitazione in chiave 'di genere' all'italiana, diretta da un ex-montatore con il pallino, non sempre giustificabile, della regia. In questo caso è in effetti arduo trovare scusanti per Lucidi, per il sestetto di sceneggiatori (lui stesso, Franco Bucceri, Roberto Leoni, Nicola Badalucco, Ernest Tidyman e Randal Kleiser) e soprattutto per il cast internazionale di buon/ottimo livello, composto fra gli altri da Roger Moore (quello vero!), Stacy Keach, Ivo Garrani, Pietro Martellanza, Fausto Tozzi, Ettore Manni, Rosemarie Lindt. Con un simile sfoggio di nomi e con una produzione (made in Italy, rigorosamente) che spende a sufficienza pure per portare la troupe a girare in California, come si può accettare il pastrocchio che ne è risultato infine? Vanno sottolineate le componenti inerenti tensione e ritmo, ben mantenute entrambe; per il resto però la pellicola offre dialoghi insulsi, personaggi stereotipati e soluzioni non troppo elaborate, rivelando la sua natura di scopiazzatura dalle mere finalità alimentari. Nello stesso anno Lucidi girerà la commedia Tutto suo padre, con Montesano: operazione dalle minori aspettative senz'altro, ma comunque più riuscita. 3/10.
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