Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
È un superpotere essere vulnerabili, ma ben pochi se ne accorgono, specialmente quando la marea monta e trascina in tutt'altra direzione. Il messaggio lascerà il segno, sia nel film che nello spettatore.
In una sua recente canzone, Vasco Brondi alias Le luci della centrale elettrica ci rivela che "è un superpotere essere vulnerabili". Che sia questa la cifra per afferrare la potenza di Tre manifesti a Ebbing, Missouri? Le tre lettere che lo sceriffo scrive a tre persone speciali suonano come il contrappasso ai tre manifesti appesi dalla madre disperata e contengono la lucida consapevolezza del malato terminale, la generosità finale che riscatta dalla solitudine e dall'autocompatimento. È un superpotere essere vulnerabili, ma ben pochi se ne accorgono, specialmente quando la marea monta e trascina in tutt'altra direzione. Il messaggio lascerà il segno, sia nel film che nello spettatore. Ben venga quindi il finale aperto, perché la classica resa dei conti alla Clint Eastwood suonerebbe stonata.
Per il resto, gran bel film, recitato magnificamente sia dai due premi Oscar che dalle comparse. A mio gusto personale, si poteva limare l'eccesso di volgarità e di violenza, per quanto comprenda che siano finalizzate a definire personaggi e contesto. È probabilmente il miglior film che abbia visto negli ultimi tempi (insieme a Morto Stalin se ne fa un altro: toh, un'altra black comedy...) e, senza voler scadere nelle solite diatribe calcistiche "rigore sì, rigore no", davvero non comprendo come agli Oscar gli abbiano preferito La forma dell'acqua. Se qualcuno vorrà darmene conto, ascolto volentieri.
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