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Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Regia di Martin McDonagh vedi scheda film

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La recensione su Tre manifesti a Ebbing, Missouri

di Gangs 87
8 stelle

La prima cosa che stupisce della pellicola che ha conquistato Hollywood, è la schiettezza con cui brandisce i diritti di una madre che urla giustizia per la figlia brutalmente assassinata. Lo fa senza mezzi termini, affiggendo la sua rabbia su tre cartelloni, inutilizzati da tempo, che si trovano lungo la statale che conduce alla tranquilla e anonima Ebbing, città in cui vive e in cui il crimine si è perpetrato.

 

Piuttosto che sugli effetti che un crimine può avere su di una comunità dedita alla regolare, quanto spesso monotona, vita di paese, il film si concentra sull’opinione pubblica, indignata da un attacco tanto sfrontato di una madre, troppo esuberante (almeno secondo il loro ermetico parere) e sfacciata, che finisce per schierarsi contro la polizia locale, e in particolar modo contro lo sceriffo; a rendere tutto ancor più inconcepibile, agli occhi degli ottusi compaesani, è il fatto ce l’uomo stia combattendo contro un male incurabile. Così si ribaltano i ruoli: la vittima diventa carnefice, il carnefice diventa imprendibile e la responsabile della sicurezza di un paese (inteso come la polizia) diventa la vittima.

 

Martin McDonagh, commediografo irlandese che presenta una breve carriera da regista, prende spunto dai fratelli Coen (nessuno potrà permettersi di dire che il film, in alcuni tratti, non finisca per assomigliare a Fargo), vuoi anche per la presenza di Frances McDormand, in uno dei ruoli più tosti della sua enorme carriera. Lo fa nelle ambientazioni e nella fotografia, pur personalizzandolo con musiche e inquadrature. Con una vena ironica lo rende meno opprimente ma manca quel filo conduttore che è l’emozione.

 

Nonostante i temi capaci di inanellare una serie di reazioni dell’anima, il film emozionalmente parlando non lascia molto, quasi niente. Resterà la performance intensa della McDormand e quella folle e profonda di Sam Rockwell; l’esecuzione perfetta della messa in scena, con uno sviluppo della sceneggiatura capace di arrivare a tutti. Da Oscar!

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