Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
.. per essere un buon detective ci vuole una sola cosa: l'amore...
A sette mesi dalla morte violenta della figlia, Mildred fa affiggere tre manifesti che ricordino alla Polizia che il colpevole è ancora in circolazione. Le reazioni della Polizia e della comunità di Ebbing però non si rivelano essere quello che lei si aspettava...
C'è un sentimento comune che si ripresenta nei diversi protagonisti della storia: la rabbia.
E un modo comune di elaborarlo: l'azione spesso impulsiva, a volte premeditata, ma sempre fine a se stessa e non metabolizzabile né verbalmente né con altri mezzi.
Se in Mildred questa rabbia è un mix di un'insoddisfazione esistenziale e di senso di colpa per come trattava la figlia fino al giorno in cui veniva stuprata; se nello sceriffo Willoughby la rabbia è soprattutto verso la malattia che lo sta consumando; se nell'agente Dixon la rabbia è qualcosa di antico, per questioni apparentemente sepolte nella memoria, legate al rapporto genitoriale; si potrebbe pensare che questo cumulo di rabbia si trasferisca agli spettatori.
E invece qui emerge la maestria del racconto di McDonagh, che - grazie alla sua sceneggiatura praticamente perfetta, permeata di leggerezza oltre che di momenti di cupa tensione - gioca coi dialoghi, coi personaggi e con le vicende, scivolando da uno all'altro dei protagonisti e riuscendo perfino a strappare un (tanti) sorriso.
Esempio: il poliziotto maldestro e violento che, punzecchiato, ammette che "non si dice torturare i negri; si dice torturare le persone di colore...".
E nel finale che meno ti aspetti, c'è addirittura la possibilità di pensare in termini di speranza.
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